Sel si scioglie e la tentazione Pd spacca il partito: sardi divisi in tre correntoni
Adesso sono ben individuabili le tre correnti nelle quali si sono divisi i sardi di Sel, a meno di due settimane dallo scioglimento ufficiale del partito. A facilitare la definitiva composizione del quadro politico interno è arrivata oggi la nota firmata dal capogruppo in Consiglio regionale, Daniele Cocco, e dal vicepresidente dell’Assemblea, Eugenio Lai. I due esponenti di Sel ufficializzano la necessità di “pensare a un nuovo soggetto politico” che passa “dalla vittoria del No al referendum”, si legge.
La posizione di Cocco e Lai costituisce un blocco unico con quella di Luca Pizzuto, il segretario uscente del partito, eletto a dicembre 2013 quando in Sel Sardegna si aprirono le prime crepe. Da una parte il senatore Luciano Uras, sostenitore di Pizzuto, dall’altra il deputato Michele Piras, messo in minoranza in quel congresso. Lo scontro, però, sembrava circoscritto a due soli fronti, anche perché lo scioglimento di Sel, allora, non era nemmeno immaginabile.
Passati tre anni, lo scenario è totalmente cambiato: Pizzutto, ormai, ha rotto con Uras, il quale il 22 novembre scorso ha frenato sulla possibilità che nascesse un nuovo soggetto politico in sostituzione di Sel. E questo proprio in risposta a Pizzuto che è stato il primo a lanciare l’idea di un nuovo partito nell’arena politica regionale.
Uras rappresenta di fatto la seconda corrente di Sel e conta sull’appoggio del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. I due ‘controllano’ quasi l’intero gruppo consiliare in Comune, rappresentato dall’assessora all’Urbanistica, Francesca Ghirra, e dagli eletti nell’assemblea civica Matteo Massa e Alessio Alias. Nella massima assemblea sarda il riferimento è invece Francesco Agus che, a questo punto, si trova isolato rispetto agli altri tre consiglieri del gruppo, tutti a favore del nuovo partito.
L’area Zedda-Uras è la sola che guarda al Pd come possibile contenitore politico dove convergere. Anche da indipendenti. E questo collima con le voci che negli ambienti politici si rincorrono da tempo e danno per scontato l’ingresso di Zedda nel Pd, stavolta a pieno titolo, nel caso in cui al referendum del 4 dicembre dovesse vincere il Sì. Zedda è in ottimi rapporti col premier Matteo Renzi, il quale, con l’ingaggio di Zedda, garantirebbe al partito democratico sardo una leadership giovane. Che, al momento, il Pd non ha.
La terza corrente è appunto quella di Michele Piras, il solo che ha deciso di seguire la linea di Nichi Vendola e a febbraio parteciperà al congresso fondativo di Sinistra Italiana, dove una parte di Sel convergerà. Piras si porta dietro un gruppo di giovani amministratori locali, a cominciare dal vicesindaco di Arbus, Michele Schirru.
Nella nota diffusa oggi da Cocco e Lai è scritto: “Un nuovo soggetto politico serve per ridare vigore al centrosinistra, da lì bisogna ripartire”. Quindi ecco tracciato un percorso: “Il dialogo col Pd è necessario, ma bisogna farlo alla pari non da una posizione di subalternità”. Previsti una serie di incontri nei territori strizzando l’occhio ai sindaci.
È chiaro che il 4 dicembre è sempre più una data decisiva per la politica italiana. Una data che segnerà l’apertura di molte rese dei conti: nello stesso Pd, in Sel e persino nel centrodestra dove Silvio Berlusconi ha fatto sapere di volersi ricandidare, se dovesse vincere il No. Ma l’ex premier è marcato stretto da Stefano Parisi, il possibile nuovo leader dell’area moderata che deve darsi una rotta e una forma, se vuol ridurre la distanza col Movimento Cinque Stelle. Il quale, a sua volta, rischia di finire ridimensionato se alle urne del referendum prevarrà il Sì.
Al. Car.