Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Violenza di genere e bullismo «Cominciamo dalla scuola»

Fonte: L'Unione Sarda
22 novembre 2016

LARGO CARLO FELICE.

Dibattito con politici, insegnanti, psicologi e avvocati

 

Su violenze di genere e bullismo le statistiche sono «allarmanti»: l'aggressività fisica e verbale «sembra in aumento», nelle scuole superiori si parla di «un 50 per cento» di incidenza. Cioè: «Più della metà dei ragazzi» subirebbe, a livello nazionale, comportamenti di quel tipo, «il 27 per cento nella stessa scuola e nella stessa classe. Quindi tra coetanei, e tra i più giovani, il numero di episodi è anche maggiore contro le ragazze». I dati snocciolati da Yuri Marcialis, assessore comunale alle Politiche giovanili, non lasciano spazio all'ottimismo, anche perché «è su questi avvenimenti in età precoce che si sviluppano quelli più gravi da adulti».
IL CONVEGNO Ecco allora spiegato il senso del convegno di ieri alla sala Search del palazzo Civico nel largo Carlo Felice dal gruppo consiliare cittadino del Pd “Prima che sia troppo tardi - Contrastare maltrattamenti e bullismo per fermare la violenza di genere”, a ridosso della giornata (venerdì) dedicata alla violenza sulle donne. Un dibattito voluto dall'avvocata e consigliera Rosanna Mura per «proporre idee» utili «a prevenire la violenza, piuttosto che a punirla», anche se in città «la situazione non è grave», e al quale hanno partecipato anche il legale Matteo Pinna, il consigliere pidino Fabrizio Rodin, Miriam Quaquero (docente di Storia ed estetica della musica), Cristina Cabras (docente di psicologia sociale) e la consigliera regionale Rossella Pinna.
INTERVENTI Come intervenire? «Lavorando con le scuole», ha detto Quaquero: «Non serve sempre prevedere una materia specifica nel programma. Gli insegnanti fin dalle materne dovrebbero abituare i ragazzi e le ragazze a esprimere i sentimenti negativi, così poi non li scaricherebbero sugli altri». Certo «servirebbero investimenti e l'intervento ministeriale, oggi questo compito non è previsto». Partendo da una prospettiva diversa, magari: lavorare «su ciò che viene prima della violenza», ha precisato Mura, «disinnescare atteggiamenti che spesso hanno radici nei maltrattamenti in famiglia. E i problemi delle donne non sono slegati dall'omofobia, anzi, hanno una radice unica: non accettare le diversità».
SPORT E TEATRO Attenzione però a non «creare un diritto penale di genere», ha avvertito l'avvocato Pinna: «L'idea di proteggere la donna come vittima di una categoria è a mio parere sessista e patriarcale». E non si percorra solo «la strada giudiziaria, più facile e immediata, che spesso crea nuovi reati e inasprisce le pene in modo demagogico». Meglio «lavorare con le famiglie e coinvolgere scuole, teatro, sport», hanno insistito Mura e Marcialis, «condividendo le regole per far conoscere anche le conseguenze di certi atteggiamenti». (an. m.)