Rassegna Stampa

web Vistanet Cagliari

All’Università di Cagliari è nata ReAct: la comunità digitale che lotta contro l’estremismo violento

Fonte: web Vistanet Cagliari
22 novembre 2016


All’Università di Cagliari è nata ReAct: la comunità digitale che lotta contro l’estremismo violento.

Un progetto ambizioso, tanto entusiasmo e passione e, non ultimo, il grande obiettivo di estirpare la paura del diverso che divampa all’interno della nostra società, attraverso un messaggio innovativo, pulito e trasparente, lontano dai colori della politica.

 

La parola d’ordine è “Time Out: fermati e informati”. Trenta ragazzi – giovani e giovanissimi studenti dell’ex facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari – hanno deciso di fermarsi, di informarsi e di unirsi per combattere ogni forma di estremismo e di linguaggio violento che scandisce, purtroppo, la quotidianità della vita virtuale e reale.

Nasce così la comunità digitale “ReAct”, risultato dell’adesione alla campagna internazionale “Peer to Peer – Challenging Extremism”, che chiama gli studenti universitari di tutto il mondo a dare il proprio contributo, attraverso progetti digitali, per contrastare la diffusione di messaggi estremi che incitano all’odio e alla violenza. Unici in Italia ad avervi aderito, i ragazzi hanno deciso di concentrarsi sulle tematiche dell’immigrazione e dell’integrazione. Due questioni che riguardano tutti – e che toccano da vicino la città di Cagliari e la Sardegna tutta – attorno alle quali si è costruito un muro di diffidenza e di intolleranza, cementato da una scorretta informazione che spesso si ferma alle apparenze e, volutamente, non approfondisce.

Un obiettivo, dunque, non semplice quello che si pongono i giovani universitari che, impegnandosi per abbattere questo muro, hanno deciso di creare la loro piccola ma grande comunità, ottenendo, tra l’altro, il sostegno del Consiglio Comunale di Cagliari, del Sindaco e del Rettore dell’Università.

Alessia Dessalvi, 22 anni, studentessa di Relazioni Internazionali, ci spiega che: ‹‹ReAct è l’acronimo inglese per “Reject Extremism through Awareness, Courage and Tolerance”. Rifiutare l’estremismo attraverso la consapevolezza, il coraggio e la tolleranza››. Il team – del quale fa parte anche uno studente marocchino – ha così creato uno spazio sul web (http://sites.unica.it/react/), dedicato alla riflessione e alla corretta informazione. Una finestra da e per il mondo, aperta con l’intento di approfondire la complessa questione dell’immigrazione e dell’integrazione. Sono partiti documentandosi su quante più fonti possibili; poi, con interviste, statistiche e questionari – a cui loro per primi si sono sottoposti – hanno sondato il terreno per capire come le suddette tematiche fossero realmente percepite. Sono giunti, infine, a creare concreti contenuti informativi in risposta alle false notizie che circolano nel web e che promuovono un comportamento violento. In questa lotta coraggiosa, i nemici da annientare sono gli stereotipi, i luoghi comuni e il pregiudizio, mentre le armi usate per sconfiggerli sono umanità, solidarietà e ‹‹una vera e propria coscienza››, afferma Valentina Pili, 24 anni, laureanda in Relazioni Internazionali. Il loro messaggio non si rivolge solo al mondo studentesco, ma punta a lasciare le aule universitarie per essere ascoltato da una platea più ampia.

La comunità di ReAct – attiva da appena un mese – agisce anche al di fuori dello spazio virtuale. Le iniziative in tal senso sono numerose. ‹‹Oltre agli incontri con gli studenti delle scuole superiori locali, alla collaborazione con associazioni culturali, il nostro gruppo››, ci spiega ancora Valentina, ‹‹è stato invitato a presentare il progetto dal Sindaco e dal Consiglio Comunale di Marrubiu, in occasione di un giuramento di cittadinanza di un nuovo cittadino italiano››. Una concreta testimonianza sulla possibilità di incontro e di unione tra culture diverse.

I ragazzi avranno tempo fino al 7 dicembre prossimo per diffondere il loro messaggio, perché la campagna “Challenging Extremism” si concluderà e solo i tre contributi migliori potranno proseguire. Ciò nonostante, la loro dedizione è instancabile e, a prescindere dal risultato futuro, procederanno con la loro missione attraverso altre forme. Del resto, la comunità di ReAct ha permesso ai ragazzi di imparare sul campo, in un modo diretto e certamente diverso dal classico studio sui testi universitari. Un’esperienza intensa che li prepara al lavoro e, più in generale, alla vita. Un impegno che li ha resi più coscienti e responsabili. ‹‹Non è un caso, infatti, che il logo scelto per ReAct sia un domino››, precisa Alessia, ‹‹perché, da una parte, vogliamo spezzare l’effetto domino che si viene a creare con una cattiva informazione e, dall’altra, vogliamo essere le prime tessere di un domino nuovo che, invece, conduce all’integrazione››.

Insomma, da un circolo vizioso, che diffonde l’odio e la violenza, a un circolo virtuoso che semina solidarietà e tolleranza. Perché l’altro, il diverso, l’immigrato non è una minaccia, né un nemico, ma una risorsa, un amico da accogliere e al quale tendere la mano per una sana e attenta integrazione. Perciò “Time Out!” Fermati, informati e fatti travolgere dal domino di ReAct. (Costanza Loddo)