Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

False griffe, veri danni (milionari)

Fonte: L'Unione Sarda
18 novembre 2016

Bilancio di un anno di sequestri: i numeri destinati a peggiorare nel periodo di Natale

 

 

Il mercato della contraffazione colpisce molte aziende locali 

 

 

I centri di produzione nell'Isola sono rari. La merce contraffatta sbarca in Sardegna dai porti di Cagliari, Olbia e Porto Torres. L'abbigliamento proviene dal Napoletano, la pelletteria da Roma e dalla Toscana. La merce “tarocca” invade i mercati clandestini provocando danni incalcolabili per aziende e imprese. Perché a fronte del valore della merce “falsa” sequestrata nel territorio sardo (per una media di tre milioni di euro all'anno) le ripercussioni negative per imprenditori e artigiani regolari si moltiplicano esponenzialmente. Così le imprese a rischio, secondo Confartigianato, nell'Isola sono 900 nonostante la battaglia quotidiana delle forze dell'ordine, in particolare la Finanza. I militari del comando provinciale in questi primi dieci mesi hanno sequestrato più di 15mila “pezzi” contraffatti. Un dato pronto a esplodere nel periodo natalizio quando il mercato del “falso” raggiunge l'apice.
LA FILIERA Il comandante provinciale della Finanza di Cagliari, Giampiero Ianni, spiega: «Dalle nostre indagini è emerso che la produzione della merce contraffatta avviene nella Penisola. A parte casi isolati, non ci sono laboratori del falso in Sardegna». Per questo sono frequenti i controlli dei militari della Fiamme Gialle nei porti isolani. «Su Cagliari», aggiunge Ianni, «c'è la massima attenzione sullo scalo commerciale di via Roma e su quello industriale di Macchiareddu. I controlli però avvengono anche sui porticcioli, valida alternativa usata per introdurre la merce falsa». Andrea Taurasi, comandante del gruppo Tutela economia della Finanza, aggiunge: «Chi si approvvigiona dal mercato del falso lo fa in due modi. Attraverso degli intermediari per acquistare dai centri di produzione della Penisola. Oppure compra sul Internet». Si stima che il 70 per cento dei capi d'abbigliamento contraffatti arrivino dal Napoletano.
GLI STRANIERI Le indagini del Nucleo di polizia tributaria, comandato da Gaetano Senatore, e del gruppo di Cagliari, coordinato da Vito Casarella, non hanno fatto emergere la presenza nella Provincia di gruppi criminali organizzati nella gestione del mercato della contraffazione. Si tratta soprattutto di cittadini stranieri che poi affidano la merce a loro connazionali. «Le zone di vendita, oltre a Cagliari, sono quelle costiere: Pula, Villasimius e Muravera», evidenziano Senatore e Casarella. «Non mancano anche piccoli venditori ambulanti cagliaritani». Spesso la filiera del falso nasconde altri crimini: «Si parla soprattutto del riciclaggio, o del reinvestimento, di capitali sporchi», aggiunge Ianni. Accanto alla contraffazione la Finanza combatte anche i prodotti senza marchio, dunque non sicuri e pericolosi per la salute del consumatore. «Chi acquista prodotti falsi», ricorda il comandante provinciale, «rischia una sanzione amministrativa. Ma soprattutto danneggia l'economia del proprio territorio».
IMPRESE A RISCHIO Le associazioni di categoria, tra protocolli d'intesa e accordi, sono sempre in prima linea nella lotta contro la contraffazione. Confartigianato Sardegna ha stimato che a causa del falso “made in” sono a rischio 900 imprese artigiane su 8mila. I danni sono incalcolabili. «Soprattutto negli ultimi tempi», spiega Pietro Paolo Spada, segretario Confartigianato Sud Sardegna, «il problema si è accentuato. Sempre più si riscontra la presenza di ex artigiani, espulsi dal mondo delle attività produttive, attivi nel mercato del falso». Confartigianato punta anche a «recuperare le attività svolte al di fuori delle regole, accompagnandole a una progressiva regolarizzazione e al ripristino della corretta concorrenza nel mercato». I settori più colpiti sono quello della “moda” (abbigliamento, pelletteria e accessori), della cosmetica, dei giocattoli e dell'elettronica.
Matteo Vercelli