POETTO.
Snobbata l'ordinanza che prevedeva lo smontaggio entro l'ottobre 2012
Reato urbanistico, violazione paesaggistica e occupazione abusiva di un'area demaniale: tre contestazioni penali mosse dalla Procura che, sfociate nel 2012 nel sequestro preventivo di 15 baretti del Poetto, ieri mattina hanno spinto il pubblico ministero Gaetano Porcu a chiedere la condanna dei proprietari dei chioschi, diciassette persone allora titolari di strutture ben diverse da quelle attuali. Rischiano sei mesi di arresto e il pagamento di 35 mila euro di multa a testa Alessandro Ticca dell'Otium, Giovanni Cogoni della Sella del diavolo, Lucia e Carlo Alciator del Palm beach, Eliseo e Santina Carta della Lanterna rossa, Maurizio Marongiu del Twist bar, Valeria Ilaria Demontis della Sesta area, Piero Marci del Miraggio, Anna Frongia del Nilo, Valter Casula e Mario Carboni del Calypso, Cinzia Erriu del Corto Maltese, Maurizio Marongiu del Fico d'India, Luigi Lampis della Dolce Vita, Pierluigi Atzori dell'Ara Macao e Antonio Congera del Capolinea.
L'INCHIESTA La vicenda giudiziaria in via di definizione (a gennaio parleranno i difensori) è collegata a una precedente inchiesta quasi identica riguardante i vecchi chioschi abusivi abbattuti nel 2011. Un procedimento sfociato in una serie di condanne in primo grado qualche tempo fa. Ultimata la demolizione di quei precedenti baretti, in attesa dell'approvazione del Piano di utilizzo del litorale il Comune aveva rilasciato una serie di concessioni provvisorie per consentire di realizzare strutture in legno amovibili e più piccole rispetto a quelle del passato. L'autorizzazione prevedeva che entro la fine dell'ottobre 2012 quelle costruzioni, per le quali era stata rilasciata una valutazione di compatibilità paesaggistica temporanea, fossero smontate, e che nell'estate 2013 si rinnovasse l'intero iter procedurale. Ma i baretti erano rimasti in piedi e così, lette le relazioni della Polizia municipale e della Capitaneria di Porto che avevano svolto i controlli in spiaggia, il pm aveva chiesto e il giudice delle udienze preliminari ordinato di mettere i sigilli ai 15 chioschi. A nulla era servita la legge regionale approvata in fretta e furia - ritenuta non applicabile dal Comune - per risolvere la situazione.
I REATI Delle tre contestazioni la sola violazione paesaggistica all'epoca era un delitto ma, dopo un recente intervento in materia della Corte Costituzionale, anche questo reato è diventato una contravvenzione come quello urbanistico e l'occupazione abusiva di area demaniale. Da qui le richieste del pubblico ministero. Il 17 gennaio le prime arringhe degli avvocati (Matteo Pinna per dodici imputati, Benedetto Ballero e Maurizio Scarparo per altri due, così anche Carmelino Fenudi, quindi Francesca Spanu e Rinaldo Paderi per l'ultimo), che proseguiranno nell'udienza del 21 febbraio quando il giudice monocratico Stefania Selis, a meno di imprevisti, pronuncerà la sentenza.
An. M.