Nonostante il no della Giunta, la Tgs ha rinnovato la richiesta al ministero dell'Ambiente
I norvegesi insistono: «Cercheremo le riserve nei fondali sardi» I primi stop non hanno spaventato i norvegesi della Tgs-Nopec, cercatori di petrolio per conto terzi che sperano di trovare un giacimento nei mari della Sardegna. La società insiste. E continua a chiedere al ministero dell'Ambiente l'autorizzazione per utilizzare i propri cannoni ad aria compressa a due passi dal Santuario dei cetacei.
Dopo il coro di no che ha unito Regione, Comuni costieri, associazioni ambientaliste e politici, ecco che l'azienda specializzata in «prodotti e servizi per l'industria petrolifera e del gas» (come spiega il biglietto da visita sul sito internet), presenta delle integrazioni al progetto originale. Una limatura che non elimina l'uso dell'air gun, cioè un cannone che spara bolle d'aria compressa in grado di generare suoni tra i 240 e i 260 decibel. Si chiama «sismica a riflessione». Una mitragliata di onde che dovrebbe aiutare a capire se sotto il fondale marino si trova una sacca di idrocarburi. Ma che potrebbe anche allontanare balene, delfini, capodogli e tartarughe.
IL PROGETTO L'assessorato regionale all'Ambiente ha ricevuto qualche giorno fa una copia dei documenti depositati al ministero dalla Tgs. Studi sull'impatto ambientale, approfondimenti, programma dei lavori. Gli uffici stanno preparando un nuovo parere, dopo quello negativo già espresso nel 2015. La decisione finale però spetta al ministero, che potrebbe concedere il via libera alla ricerca nonostante le ostilità dichiarate da tutte le amministrazioni locali.
LE MODIFICHE Rispetto alla prima versione, il progetto prevede una leggera riduzione dell'area interessata dalle analisi. Verrà risparmiata la fascia più vicina al Santuario dei cetacei. Ma la Thor Supporter, nave speciale utilizzata per le indagini geofisiche, dovrebbe fare avanti e indietro in un trapezio di circa 20mila chilometri quadrati, grande poco meno della Sardegna. Dal mare oristanese al largo di Mal di ventre fino a oltre l'Asinara, ai confini con le acque della Corsica. Per avere più possibilità di ottenere l'autorizzazione, la società norvegese ha ridotto sensibilmente il calendario di ricerca. Dai 200 giorni previsti inizialmente si è scesi a 80. Poi verrà usata una nuova generazione di air gun, controllata dal software Gundalf: questo dovrebbe «limitare le propagazioni orizzontali del rumore e ottenere un segnale acustico maggiormente focalizzato verso l'obiettivo di indagine», dice la relazione presentata al Ministero e alla Regione che nel frattempo - tra una versione e l'altra del progetto -ha approvato il Piano energetico della Sardegna. Secondo la Tgs il loro progetto «non presenta elementi di contrasto con le indicazioni contenute all'interno» della delibera regionale.
LE OSSERVAZIONI In attesa di conoscere il secondo parere dell'assessorato all'Ambiente, negli uffici del governo sono già arrivate diciotto osservazioni alla nuova tranche della valutazione d'impatto ambientale. Dai Comuni di Cuglieri e Narbolia alla Provincia di Sassari. Un no che unisce Legambiente e il deputato sardo Mauro Pili, Italia nostra Sardegna e altre associazioni. Tutti evidenziano i pericoli per delfini e cetacei: «Gli spari hanno una cadenza ravvicinata, uno ogni 5-15 secondi, con un'intensità sonora superata in natura solo da terremoti ed esplosioni dei vulcani sottomarini», è scritto nel parere presentato dal municipio di Porto Torres, che chiede al Ministero di dichiarare l'incompatibilità ambientale del progetto.
Il rischio è che le ricerche non solo allontanino delfini e balene, ma compromettano una zona di pesca: «Il danno alle specie di cetacei e tartarughe marine presenti nell'area interessata sarebbe devastante sia sul piano uditivo che sotto il profilo dell'orientamento», sostiene l'amministrazione, «e altrettanto potrebbe ipotizzarsi anche per le specie ittiche di interesse commerciale».
Michele Ruffi