Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Fuoco e fumo nero al campo rom Il sindaco: «Terreno da sequestrare»

Fonte: L'Unione Sarda
8 novembre 2016

MULINU BECCIU.

Nuove iniziative del comitato “no diossina” e un esposto-denuncia del deputato Pili

 

La colonna di fumo nero si è alzata dal campo rom abusivo sulla Statale 554 alle 17 di domenica. L'ennesimo rogo, acceso per ricavare metalli, questa volta è sfuggito di mano agli incendiari: per domare le fiamme sono intervenuti i Vigili del fuoco. «L'aria è diventata in poco tempo irrespirabile. Ancora una volta ci siamo dovuti chiudere in casa. La situazione è insostenibile», ha commentato Michele Treglia, residente-ostaggio nella sua abitazione di Mulinu Becciu.
La pioggia di telefonate di protesta, anche dal quartiere di Su Planu, a Vigili del fuoco, Municipale e forze dell'ordine, non è passata inosservata. «Quanto sta avvenendo non è più sostenibile», ha detto il sindaco Massimo Zedda. «È urgente un'azione decisa da parte di tutti. Il Comune continuerà la sua azione dopo che ha chiesto alla magistratura il sequestro dei terreni». Non solo. Il comitato “no diossina” ha annunciato nuove azioni mentre il deputato di Unidos, Mauro Pili, ieri mattina ha presentato un esposto-denuncia in Procura.
IL NUOVO ALLARME Gli incendi nel campo rom abusivo, a due passi dalla Motorizzazione civile, oramai non si contano più. «Non sappiamo più cosa fare», ha evidenziato Treglia. Denunce, petizioni, lettere e telefonate sono rimaste senza risposta. Lo scorso giugno c'era stato un blitz dei carabinieri del Noe e degli agenti della Polizia provinciale. Le indagini avevano evidenziato una situazione allarmante: montagne di rifiuti, una discarica a cielo aperto, terreni “avvelenati” dai numerosi roghi, bambini costretti a vivere tra topi ed escrementi in una situazione igienico-sanitaria insostenibile. «Dopo la maxi operazione di carabinieri e polizia», ha ricordato Treglia, «gli incendi si sono interrotti per una settimana. Forse per dieci giorni. Poi sono ripresi e ora si viaggia alla media di tre, quattro alla settimana. Tutti vedono, tutti sanno e nessuno interviene». Anche gli incontri voluti dal comitato “no diossina” non sono serviti: «Abbiamo denunciato il tutto in Prefettura e in Comune. Sembra si rimpallino le responsabilità».
INCHIESTA E SEQUESTRO L'argomento sbarcherà anche nei banchi del Consiglio comunale con l'interrogazione urgente presentata da Marco Benucci del Pd. Ma davanti all'ultimo preoccupante incendio (domenica per domare il rogo sono intervenute le squadre dei Vigili del fuoco, e sul posto erano presenti anche gli agenti della Municipale e i Carabinieri) il sindaco ha annunciato battaglia: «Sui roghi», ha fatto sapere Zedda, «sono in corso indagini da parte della polizia provinciale del Noe. La situazione è all'attenzione delle riunioni del comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura. Negli ultimi tempi, però, gli episodi sono diventati sempre più frequenti: è chiaro che quanto sta avvenendo in quei terreni privati non è più sostenibile per i residenti di Mulinu Becciu e di Su Planu». Il sindaco ha aggiunto: «È urgente un'azione più decisa da parte di tutti». Il Comune ha ricordato di aver già chiesto «alla magistratura il sequestro dei terreni».
LA DENUNCIA Sempre ieri il deputato Mauro Pili ha depositato in Procura una denuncia. «Ogni giorno la stessa storia. E nessuno interviene. Siamo davanti a un campo nomadi trasformato in un inceneritore a cielo aperto che inquina. L'esposto è per inquinamento, disastro ambientale e attentato alla salute pubblica».
ROM E SARDI Si tratta dell'ennesimo esposto-denuncia di quanto avviene alla luce del sole. Una situazione che le forze dell'ordine - e la Procura - conoscono molto bene. Dopo il blitz dello scorso giugno si era ipotizzato il sequestro del campo abusivo davanti a quella che è considerata una bomba ecologica pericolosissima non solo per l'ambiente ma anche per la salute dell'uomo (soprattutto per chi vive nella baraccopoli, compresi i tanti bambini). Ma l'inchiesta portata avanti dai carabinieri del Noe, al comando di Angelo Rubechini, e dagli agenti della Polizia provinciale, coordinati da Nicola Carboni, non punta solo ad accertare l'emergenza ambientale e l'inquinamento. Quanto avviene sulla collinetta accanto alla motorizzazione è un affare anche per tante imprese sarde. Il campo abusivo - trasformato in un deposito illegale per lo smaltimento di rifiuti speciali - viene utilizzato da molti per evitare il conferimento regolare, e costoso, di materiali ferrosi, oli, pezzi meccanici e chissà cos'altro.
Matteo Vercelli