LA STORIA.
Per uscire deve essere preso in braccio: l'ascensore è stato disattivato
Vive a Sant'Elia con il fratello in un appartamento di Area
«Il buonumore non mi manca, quello c'è sempre». Il sorriso di Stefano è luminoso e contagioso, sta per compiere 35 anni, vissuti tutti con estrema difficoltà.
Vive su una sedia a rotelle: colpa della tetraparesi spastica. Ma alle preoccupazioni che gli ha riservato il destino è abituato: sono i problemi legati a meccanismi perversi e inspiegabili a fare più male. Stefano non può uscire di casa perché è imprigionato nel suo appartamento al secondo piano di uno palazzoni più grandi di Sant'Elia. Quelle scale che lo tengono isolato dal mondo sono il suo incubo: «Sono pure troppo buie». Non la malattia né i problemi di movimento: da due anni esatti il suo nemico è annidato in quelle rampe, colpa dei problemi condominiali che hanno portato alla disattivazione dell'ascensore. Da allora Stefano Saba è tagliato fuori dal mondo, non è in grado di lasciare l'appartamento che sta diventando una prigione.
IL PALAZZO Tra i diciotto inquilini che abitano nei dieci piani nella sua fetta di palazzo Gariazzo, quella centrale tra le vele di Sant'Elia, abitano giovani e anziani, lavoratori e disoccupati, sani e malati. Per tutti lo stesso ostacolo: un ascensore è stato murato mentre l'altro è fuori uso da ormai troppo tempo. Inutili gli appelli al Comune, che non ha competenze sugli immobili e poco fa per le aree circostanti. Per non parlare delle chiamate ad Area, l'azienda dell'edilizia popolare che ha il controllo dei palazzi di Sant'Elia: finora non ha trovato una soluzione al grave problema del giovane disabile bloccato a casa.
«Le poche volte che riesce a uscire è perché lo prendo di peso, dopo aver portato giù la carrozzina. Un'operazione sempre estremamente rischiosa», spiega Michele Parisi, vicino di casa che si occupa di Stefano come assistente sanitario formale per qualche ora al giorno e come volontario di buon cuore per il resto della giornata. «Quando ci sono le partite lo porto su, a casa nostra, dove almeno si distrae un po' perché non si può vivere chiusi in casa».
LA FAMIGLIA Stefano è affetto da tetraparesi spastica e non è autosufficiente, non ha più i genitori e vive assieme al fratello Alessandro che si occupa di lui ma deve anche uscire per andare a lavorare. «Lui ha problemi fisici ma di testa è lucidissimo e soffre sempre di più la costrizione di dover restare chiuso in casa. Stava frequentando il centro dell'Aias ma in queste condizioni non può più andarci e rischia pure di perdere il posto - racconta - anche io soffro molto per questa situazione e per le difficoltà che deve affrontare in una situazione già particolarmente difficile. Spero che si possa trovare una soluzione. Non chiediamo molto, solo che un ragazzo di 35 anni già alle prese con una vita in salita possa almeno mettere il naso fuori di casa».
PROBLEMI ECONOMICI Nell'affollato condominio di palazzo Gariazzo in tanti hanno problemi economici e alcuni non pagano affitto né spese condominiali. La conseguenza è naturale: a causa del debito maturato con la società Thyssenkrupp l'ascensore è fuori uso da ottobre del 2014. «Si tratta di spese minime che alcuni inquilini non sono stati in grado o non hanno voluto versare», spiega Loredana Demartis, una vicina di casa che ha a cuore la situazione di Stefano, «il risultato è che nel tempo si è accumulato un debito di oltre 4.000 euro che ci ha lasciati senza ascensore: per alcuni è un problema grave, per altri una semplice scomodità ma per Stefano è un ostacolo insormontabile». Inutili gli appelli alla società che ha installato l'impianto e all'Azienda regionale per l'edilizia abitativa, l'ascensore resta fermo e Stefano Saba vive murato in casa.
SORRISI PER TUTTI I bambini che lo incontrano nel pianerottolo lo salutano con affetto e lui non nega mai un sorriso a nessuno ma non tutti nel palazzo hanno capito la gravità della situazione. «Qualcosa va fatto al più presto, non si può essere obbligati a stare in casa», commenta Mimmo dal circolo che si trova al piano terra, a pochi passi dall'ascensore-fantasma, e propone: «Area, o chi per loro, potrebbe trovare un sistema per fargli salire le scale con la sedia a rotelle, magari con una piattaforma. Anche se non si può far ripartire l'ascensore lui deve comunque poter uscire di casa». Meno ottimisti altri vicini che affrontano le scale e non credono più ai miracoli: «Non ci speriamo più, tanto è tutto inutile: siamo rassegnati».
PRIGIONIERO Stefano Saba vive da recluso, il suo reato è quello di non potersi alzare da solo e uscire di casa come tutti gli altri. Il suo dramma ora è stato portato all'attenzione del sindaco e della Giunta dall'esponente della Base Lino Bistrussu: ha presentato un'interrogazione urgente precisando che «la palazzina è di proprietà di Area ma che il Comune di Cagliari non può restare indifferente davanti a questa vicenda umana». E allora chiede «quali azioni siano state intraprese per arrivare al risultato di assicurare a Stefano Saba il diritto di uscire di casa, anche se non con le sue gambe».
Marcello Zasso