Musica
« B ach per me è come il primo amore, quello che non si scorda mai». Voce vellutata come il tocco delle sue dita sugli ottantotto tasti, la pianista Mirta Herrera presenta così il concerto che terrà oggi alle 18 al Conservatorio di Cagliari, nuovo appuntamento della stagione 2016 degli Amici della Musica. In programma tre celebri composizioni del maestro tedesco: l'ammaliante Aria variata (alla maniera italiana) in la minore, la sontuosa Quarta Partita in Re Maggiore («eseguirla con uno strumento moderno anziché al clavicembalo aiuta a comprendere l'inarrivabile creatività di Bach») e, in chiusura, la caleidoscopica Fantasia cromatica e fuga in re minore per clavicembalo solo. Nata in Argentina ma romana d'adozione, docente di pianoforte e ospite abituale delle più prestigiose rassegne internazionali, Mirta Herrera torna ad esibirsi in Sardegna «per la seconda volta. La prima fu ad Alghero, ormai tanti anni fa».
Maestra Herrera, non di solo tango vivono i musicisti argentini.
«Il tango è una eredità di sangue, ma chi come me ha suonato dalla Francia al Brasile, dalla Danimarca alla Svizzera ha per forza ampliato i propri orizzonti musicali. Vale anche per Bach, creatore di sublimi geometrie ma anche estroso improvvisatore, come noi latini».
È vero che gli insegnanti argentini detestavano il tango?
«Ora non è più così, ma quando ero una giovane allieva per i miei maestri il tango era tabù, sostenevano che rovinasse le mani dei pianisti. Per tanto tempo non l'ho suonato, poi ho cominciato a fare di testa mia. Non si resiste al fascino del tango, che peraltro rappresenta solo una parte del patrimonio musicale della mia terra».
Ci racconti di Jorge Cafrune.
«Era mio cugino, grande cantante folk, a lui devo la passione per la musica popolare argentina. Una sera venne travolto da un'automobile . Fu un omicidio, e i mandanti erano legati alla dittatura militare. Era così l'Argentina di fine anni '70, quella che mi lasciai alle spalle per dedicarmi alla musica in giro per il mondo».
In Sardegna i giovani musicisti sono tanti e valenti. Un consiglio per loro?
«Ho avuto allievi sardi, tutti dotati d'innata musicalità. Il mio consiglio è di osare, varcare i confini dell'isola per conoscere tutte le diverse realtà musicali».
Fabio Marcello