I primi cittadini di Parma, Bari e Cagliari protagonisti del movimento nato in casa Sel
I sindaci sono i politici più amati, i meno pagati e che vantano una dote di voti diretti. Saranno loro i protagonisti del nuovo movimento, nato in casa Sel, pensato per unire tutta l'area del centrosinistra.
I TESTIMONIAL Primo appuntamento sabato mattina a Cagliari con il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, e i colleghi di Bari e Parma, Antonio Decaro (neo eletto presidente dell'Anci) e Federico Pizzarotti, saranno i testimonial del progetto. Il sindaco di Parma, dopo l'exploit con il Movimento 5 stelle, è stato espulso dal partito, mentre Decaro fa parte del Partito democratico. Insieme a loro altri due esponenti di Sel, il senatore Dario Stefàno e il consigliere regionale, Francesco Agus. «Il ruolo politico istituzionale più sentito e rispettato è quello del sindaco», sottolinea il senatore Sel, Luciano Uras, «la figura più direttamente in relazione con i cittadini, con i loro bisogni, i loro diritti, le loro aspirazioni».
GLI OBIETTIVI Il laboratorio politico ha l'ambizione di non tarare la propria azione soltanto all'interno dei confini regionali e potrebbe rappresentare l'alternativa allo scioglimento di Sel. In Sardegna non è stata accolta con favore la decisione “romana” di stabilire una data di scadenza per il partito. Molti esponenti sardi, tra cui lo stesso Zedda, hanno contrastato questa decisione: «Non è stata solamente un'opposizione a un processo deciso da altri», spiega Agus, «ma anche pensare a un'alternativa che parta dal buon governo delle città». L'assessore all'Urbanistica di Cagliari, Francesca Ghirra, sottolinea «la scelta vincente di mantenere il simbolo, visto il successo al primo turno di Zedda».
IL BUON GOVERNO Le esperienze di Cagliari, Bari e Parma, rappresentano una base di partenza, un modus operandi per guidare i processi. Sindaci che hanno ottenuto il consenso popolare e che «hanno fatto e stanno facendo esperienze importanti in una condizione di crisi economica e sociale lunga e particolarmente pesante», sottolinea Uras. Porte aperte a tutti perché l'obiettivo è «unire e non dividere», ma soprattutto anticipare un dialogo che potrà iniziare concretamente soltanto dopo il referendum.
LO SCENARIO Discutere di eventuali alleanze o addirittura di nuove formazioni politiche comuni è prematuro. La campagna referendaria sta dividendo il centrosinistra e soprattutto non permette di ipotizzare gli scenari politici. Lo stesso Uras rimanda tutto «all'indomani del referendum che, inevitabilmente, divide», per poi «rilanciare il dialogo tra tutti coloro che si riconoscono nei valori di democrazia e solidarietà della prima parte della Costituzione». La cosa certa è che chiunque vorrà far parte di questo movimento dovrà condividere scelte e leadership con i primi cittadini.
Matteo Sau