Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'abbraccio dei sardi a Benedetto XVI

Fonte: L'Unione Sarda
30 aprile 2009


Il presidente Cappellacci: Santo Padre, preghi per la Sardegna

La Sardegna ha ringraziato il Papa per la storica visita del 2008. L'incontro con il governatore.
DAL NOSTRO INVIATO
ENRICO PILIA
ROMA «Si ricordi della Sardegna nelle sue preghiere». Ugo Cappellacci non l'aveva preparata, una bella frase per il Papa, ma il sorriso e quella mano tesa verso di lui gli hanno regalato la forza di osare: «Caro presidente, la sua Isola la ricordo sempre», la risposta di Benedetto XVI, alla fine dell'udienza di ieri in piazza San Pietro. Chiusa da un saluto speciale alla Sardegna, dedicato ai settecento fedeli arrivati da ogni parte della regione, tornati a casa felici, ubriachi di sole e di Roma. Una capitale immersa nella primavera e nei turisti, quelli che dentro le mura della Città del Vaticano diventano pellegrini. Ieri mattina, in tanti nel grande gruppo dei sardi hanno visto Roma per la prima volta, saldando idealmente quel legame aperto il sette settembre duemilaotto a Cagliari, nel colle di Bonaria. Tutti a San Pietro per dire grazie al Papa, perché alla fine dell'estate scorsa aveva accettato l'invito della chiesa sarda. E lui, il pontefice tedesco, ieri ha capito che c'è e ci sarà sempre un rapporto speciale con questa terra.
L'ABBRACCIO Intorno alle 8, alla porta del Sant'Uffizio, il sindaco di Cagliari Emilio Floris e la dirigente Ada Lai sono stati i primi a raggiungere i varchi di Città del Vaticano. Subito dopo, gli assessori regionali Ketty Corona e Valeria Serra. In anticipo sui tempi anche il governatore Ugo Cappellacci, il presidente Claudia Lombardo, il senatore Mariano Delogu, il sottosegretario Giuseppe Cossiga e i deputati Piero Testoni e Salvatore Cicu. L'occasione era storica e allora anche un gruppetto di parenti ha varcato le porte dello Stato pontificio: le figlie di Floris e Corona, il marito dell'assessore Serra, la mamma della Lombardo, alcuni assistenti. Le donne in nero, la gonna era d'obbligo ma qualcuna ha trasgredito, mentre i gioielli sono rimasti a casa, come da protocollo. Il Papa, arrivato alle 10.33 a bordo della Mercedes bianca SCV1, dopo aver tenuto il suo discorso su un tema ogni mercoledì differente (ieri sulla vita di Germano di Costantinopoli e sull'immagine della Madonna nella storia) ha salutato, come da tradizione, le decine di gruppi - studenti da tutto il mondo, parrocchiani, religiosi, dagli indiani del Nord America ai tennisti degli Internazionali di Roma - e ha chiuso l'udienza dedicando alla Sardegna parole d'affetto, sincere: «Vi ringrazio per essere qui, portate in Sardegna un nuovo ardore missionario, ho un ricordo bellissimo della mia visita». Quindi, papa Ratzinger - accompagnato dall'arcivescovo Mani - è sceso dall'imponente poltrona e ha raggiunto le autorità politiche sarde, in prima fila alla destra del Papa. Se Cappellacci gli ha chiesto di ricordarsi della nostra Isola, il sindaco Floris e il presidente Lombardo lo hanno ringraziato ancora per l'arrivo a Cagliari, mentre l'assessore Baire gli ha donato un grande volume con tutte le foto della storica visita.
IL VIAGGIO Da martedì mattina, centinaia di sardi avevano raggiunto Roma in nave o in aereo, approfittando dei pacchetti allestiti dall'organizzazione guidata ancora dalla Baire - oggi assessore regionale ai Beni culturali - e dall'arcivescovo Mani. Una folla colorata, intere famiglie dell'interno dell'Isola o giovani cagliaritani, parrocchiani o semplici cricche di vecchie amiche in trasferta. E al centro di questa onda di sardità, il Grande coro del Papa, riuscito a esibirsi all'interno dei saluti papali (in tutte le lingue dello scibile umano) con un Deus ti salvet Maria indimenticabile, accompagnato dai suoni del gruppo Cuncordia a Launeddas. Poi, politici e religiosi compresi, un grande pranzo al Gianicolo, all'interno di una mega-struttura dove la religiosità diventa business. Negli occhi dei fedeli, la felicità di aver detto grazie al loro Papa.

30/04/2009