Se oltre la piazza regnano caos e improvvisazione, dentro, le regole, sembrano essere chiare. «Ogni quattro domeniche versiamo 728 euro alla Regione, è il canone per il suolo pubblico», spenga Franco Rachel, presidente del Comitato Sant'Avendrace, che gestisce il mercatino. «Attualmente abbiamo 200 soci, ognuno paga una quota, variabile, in base alla grandezza dello spiazzo assegnato. Si parte da dieci euro sino a un massimo di quindici. Per i non tesserati le tariffe aumentano di pochi euro. Sono cifre irrisorie, la gente è disperata», sottolinea. «In più ci sono dodici posti riservati agli indigenti, concessi gratuitamente», sottolinea.
Il Comune non c'entra nulla, perché nel ritrovo degli ambulanti cresciuto a dismisura, e inaugurato nel 1997 dall'allora sindaco Mariano Delogu, le regole le ha sempre dettate il comitato. «Da vent'anni, ma tenga presente che ci facciamo carico anche del servizio di sicurezza, delle pulizie e dell'assicurazione. È tutto in regola, alle tre, c'è un ragioniere all'ingresso che ha il compito di monitorare tutti gli accessi e di riscuotere la quota giornaliera», assicura Rachel. «Certo, che fuori ci sia un po' di disordine non si può negare, ma parliamo di gente che cerca di arrangiarsi per portare a casa qualche soldo. Di certo i mercatini andrebbero tutelati, non possono morire». ( sa. ma. )