VALE TRENTO. Alcuni venditori alla caccia del posto da mezzanotte
Gli abusivi regnano nel mercatino domenicale
Nel girone dei disperati le licenze non contano. E neppure al mercatino di viale Trento. L'inferno inizia dentro la piazza, e continua tutt'attorno, tra provole affumicate appese a bordo strada, zucchine geneticamente modificate e Rolex a centocinquanta euro, che «nessuno si accorge che è finto». Slogan immancabile delle domeniche trascorse nel piazzale ai piedi della Regione. Un micromondo variegato e folcloristico, dove, tolte le distese infinite di borse e scarpe contraffatte, di autentico resta poco. Solo le storie di chi spera di mettere in tasca pochi euro e l'odore di würstel e cipolle che avvolge ogni cosa. C'è pure il sottofondo musicale: una poco gradevole rivisitazione di Nilla Pizzi delle origini. Esordio d'impatto, per capire che al peggio non c'è fine.
LA REGOLA DEL CAOS Qualche ora dentro e fuori il perimetro, dove anarchia e caos regnano sovrani, regala tante certezze. La prima è che tra gli ambulanti (abusivi) vale il detto “chi tardi arriva male alloggia”, diventato legge. Non scritta, ma comunque rispettata. La seconda: tra i disperati c'è gente d'ogni tipo. Anche un «dipendente regionale» e «inventore de cuccurus cottus», dice con orgoglio Ennio Neri, stampacino doc, posizionato accanto allo Ied. «Diciamo che mi porta qui la passione per l'antiquariato, oltre alla speranza di vendere qualcosa», ammette, «ma non è tempo: la gente chiede i prezzi e tira diritto. Qui il 95 per cento lo fa la prepotenza, il restante 5 la presenza. Ma tra noi ci aiutiamo tutti». Sul viso i segni della levataccia, perché la corsa al posto migliore anticipa anche il sole.
I PREPARATIVI Il mercatino prende forma a partire da mezzanotte, con i primi teloni distesi sull'asfalto con precisione chirurgica. Li portano gli “irregolari”, perché gli altri dormono sonni tranquilli, forti del posto assegnato. Sui banchetti sbilenchi si trova di tutto: dalla pompa a immersione («un affare, gliela lascio a 20 euro»), pile di Tex degli anni gloriosi e persino un furetto imbalsamato. A anche dietro, si trova di tutto. « Je parlé francais », assicura Davide, 48 anni di Assemini. Peccato per quello « schillellè », che tradisce le sue origini. Il pezzo forte della sua mercanzia, esposta davanti alla villa di Mazzella, è la maglia del Milan: «Di Costacurta, su internet non la trovi a meno di 250 euro, io te la do a 50. Ma solo perché sei tu». Affare allettante, ma la maglia resta lì, assieme a extension, lampadari e pentole «in alluminio, perché io punto alla qualità».
IL BAZAR Sul marciapiede opposto c'è Rashid, con moglie sarda, tre figli e un passato da autista di Tir. Punta su abbigliamento di vario tipo «per tutte le stagioni» e fichi d'India, melanzane e bietole «rigorosamente sarde e senza conservanti». All'angolo con via Battisti, anche il bancomat del Banco di Sardegna è preso d'assalto dai venditori delle domenica. Tra scarpe stanche di vivere, deodoranti per ambienti e attrezzi per giardino, spicca l'immagine di una Madonna. Che sarà certo una caso, ma sembra guardare implorante la scritta “Non dar credito alle banche”, impressa sul muro di fronte. Diverse famiglie rom hanno colonizzato gli spazi del Ctm Point, quelle sarde seguono e precedono. Nel piazzale senza regole né confini c'è anche lo spazio karaoke: al microfono Daniele Angius, nel cappello pochi euro. E un cartello: “Grazie per il vostro contributo”. Non va meglio a Giuseppe Franceschi, cagliaritano, 52 anni e una varietà sorprendente di dvd a un euro. «Sono disoccupato, ho moglie, figli e affitto da pagare. Non mi vergogno, non rubo mica». C'è tanto altro, al mercatino, dove il profumo del gelsomino si confonde con quello del pecorino aromatizzato allo smog. Ma sono le 13: le operazioni di smontaggio hanno inizio.
Sara Marci