“Mancanza” è il film di Stefano Odoardi girato a Cagliari
U n angelo, un Ulisse, una donna: è Angelique Cavallari, torinese e bellissima, con nonna di Padria. Vaga in un luogo visionario, una purgatorio contemporaneo, una nave cargo dove sono imprigionate diciassette anime. Sono gli uomini della Terra in cerca della salvezza: vivono nel quartiere di Sant'Elia.
Il film “Mancanza-Purgatorio”, presentanto in anteprima internazionale a Cagliari, è un viaggio dentro le paure e le angosce di ogni essere umano che scombina piani e linguaggi: la storia si dipana senza una sceneggiatura. E propone un'idea di cinema che - dice il regista Stefano Odoardi, abruzzese e bravissimo, con nonno di Macomer - «possa sconfinare e portare lontano».
Èsotto questa luce che è nato il progetto cinematografico “Mancanza”, una trilogia inaugurata con il primo film, “Inferno”, seguita ora da “Purgatorio”, (produzione italo-olandese, realizzato con il supporto di Sardegna Film commission) che si concluderà con “Paradiso”.
Si tratta di un «film non scritto», come ama definirlo lo stesso regista, girato interamente in bianco e nero, «che nasce dalla voglia di esplorare il significato della parola errare, nel suo doppio significato di sbagliare e vagare», dice.
“Mancanza-Purgatorio” è girato del tutto in Sardegna. Il regista, infatti, ha scelto Cagliari per raccontare la sua idea di Purgatorio e ha lavorato con diciassette attori non professionisti scelti fra gli abitanti del quartiere Sant'Elia, collocandoli all'interno del film in un non-luogo, alla ricerca della possibilità di un riscatto, della salvezza. «Cercavo persone che avessero un'umanità autentica e in loro l'ho trovata. Ho avuto modo di conoscere gli abitanti di Sant'Elia, dove sono stato a lungo, un quartiere difficile dove ho avvertito l'esigenza della necessita di riscatto e rinnovamento», dice. La Sardegna, quindi, perché «cercavo un'isola, una terra di mezzo come ambientazione per il film. Un posto da cui partire e tornare».
Il film è girato tra gli spazi di un'enorme terrazza e Calamosca, il Porto Canale e in mare aperto, per la parte sulla nave cargo. «Luoghi perfetti per un'ambientazione drammatico-fantascientifica, con i suoi spazi e rumori inquietanti, ricostruiti successivamente in studio ad Amsterdam», spiega Odoardi.
In questo quadro, Angelique Cavallari, angelo guerriero total-black, un po' anni Settanta, che indossa giubotto corto in pelle, pantaloni stretti neri e stivali al ginocchio, è quasi sorprendente. «Durante il viaggio, attraverso versi poetici rielaborati dall'Odissea, da una dimensione quasi fantascientifica approda a una praticamente mistica che rivela che anche lei, l'angelo, ha un amore perduto, una figlia da raggiungere», dice la protagonista. Dunque, «una figura epica che vuole salvarsi e salvare e che, come Ulisse, cerca di far ritorno a casa», aggiunge Odoardi. Le musiche originali di Andrea Manzoli, il montaggio maniacale di Gianluca Stuard e la voce narrante fuori campo («l'altro protagonista del film») di Sebastiano Filocamo (“Tutti i rumori del mare” di Brugia, “Sangue del mio sangue” di Bellocchio, “Anime Nere” di Munzi), chiudono il cerchio.
Mauro Madeddu