Ciclismo: presentata a Milano la corsa rosa, si parte il 5 maggio. Aru c'è
MILANO Il centesimo Giro d'Italia è un viaggio nella storia del ciclismo, il lungo racconto di episodi memorabili. Comincia in lingua catalana, venerdì 5 maggio, si chiude all'ombra della Madonnina, domenica 28, con il sottofondo del tic-tac. In mezzo, tra Alghero e Milano, 3572 km in cui c'è tutta l'Italia, magari quasi tutta (mancano Campania, Lazio, Marche, Liguria e Val d'Aosta).
L'edizione numero cento celebra l'Italia e celebra il Giro, attraverso l'omaggio ai suoi protagonisti passati, presenti e futuri. Parte dalla terra di Fabio Aru, si sposta nella Sicilia di Vincenzo Nibali (entrambi presenti ieri al palaGhiaccio di Milano per la presentazione), risale lo stivale cercando traguardi evocativi e salite già note. Poi va a casa di Bartali e di Coppi, di Nencini, di Gimondi, segue le orme del Pirata Pantani e di Merckx, celebra il 220 anni del tricolore, quindi plana sul traguardo lanciandosi dall'autodromo di Monza, dopo aver inflitto ai corridori una brutale dose di salite dolomitiche e non.
UNA CORSA DURA Il Giro 2017 è una grande sfida. Non ha l'esagerato numero di arrivi in quota della Vuelta, ma è più equilibrato del Tour. E più duro, molto più duro. La presenza a Milano di Aru e Nibali, da oggi rivali, come tutta l'Italia chiedeva, è un segnale d'interesse chiaro. Ma nel vasto reparto di corridori da grandi giri che il ciclismo internazionale propone, gli organizzatori troveranno qualche altro nome di peso per rendere l'edizione del centenario più qualificata.
Intanto a Milano la scena è tutta di Aru e Nibali: Sardegna e Sicilia insieme, come era avvenuto solo nel 1961. Prima l'Isola, con l'Alghero-Olbia per velocisti, anche se Mario Cipollini ammonisce: «Io a San Pantaleo mi staccai e da lì a Olbia chi si stacca non rientra». Poi Olbia-Tortolì (e sono 411 km in due giorni), e l'arrivo - il quarto della storia - a Cagliari. «In maglia rosa dalla Sardegna partirà un velocista», sentenzia il direttore Mauro Vegni e i due campioni annuiscono. Peccato che, dopo il riposo, si debba scalare l'Etna e il giorno dopo si arrivi a Messina, a casa di Vincenzo. L'uomo di casa con la maglia rosa? Non è detto.
LA CORSA DI ARU «La prima settimana è difficile, ma la seconda non sarà più facile», dice Aru, vedendo anche la scalata al Blockhaus. E poi la dura crono del Sagrantino, a Foligno. L'ultima settimana con l'arrivo al Santuario di Oropa e poi con tre tappe micidiali (una con Mortirolo e doppio Stelvio, una con cinque colli e arrivo a Ortisei, in mezzo quella sempre dolomitica di Canazei) è una follia. Per chiuderla, altri 28 km di crono: «Un Giro equilibrato, ce n'è per tutti i gusti», dice Aru, che a novembre da Montecatini annuncerà la propria scontata presenza. L'emozione di correre in Sardegna non se la negherebbe mai.
Carlo Alberto Melis