Nell'Isola bassa percentuale di adesione agli screening del servizio sanitario
L'importanza di sottoporsi alle visite di prevenzione per una tempestiva diagnosi del tumore al seno. È quanto si prefigge la campagna nazionale “Nastro rosa” che punta anche sull'aspetto sportivo della riabilitazione post operatoria.
Ieri mattina, nella sala Retablo del Municipio, è stato presentato l'incontro che si terrà domani, alle 17.30, nella sala Search di palazzo Bacaredda. A illustrarlo, dopo l'introduzione dell'assessora alle Pari opportunità Marzia Cilloccu, è toccato a Ezia Caredda, presidente dell'associazione “Aps Karalis Pink Team”, una onlus che promuove lo sport (in particolare, il Dragon boat e la Canoa polinesiana) e stili di vita per la riabilitazione psicofisica delle donne colpite dal tumore al seno.
«Queste discipline - ha spiegato Caredda - aiutano a prevenire il tumore e a evitare che si ripresenti nelle persone che hanno già subìto interventi». In Italia ogni anno si registrano in media 50 mila casi, in Sardegna tra i 1.600 e i 1.800, al di sotto della media nazionale ma comunque, purtroppo, importanti. Piuttosto, ed è l'aspetto più preoccupante, l'Isola ha una bassissima percentuale di adesioni agli screening proposti ciclicamente dal servizio sanitario, poco più del 30 per cento rispetto al 70 della media europea. In realtà, è tutto il Meridione a essere in ritardo anche nei confronti delle regioni del Nord.
Ed ecco la ragione per cui la campagna “Nastro Rosa” ha un senso. «Se non possiamo limitare l'insorgenza del tumore - ha detto l'oncologo Alberto Desogus della Lilt - possiamo fare molto con la prevenzione. A cominciare dall'auto palpazione e proseguendo con l'adesione agli screening. Bisogna considerare che il 70 per cento delle donne operate tempestivamente di tumore al seno si salva e ha una vita normale».