Pechino allunga l'occhio su Poste Italiane. "Rischio svendita", sciopero il 4 novembre
"Vogliono svenderci ai cinesi", questo il grido di tutti i sindacati (unica eccezione Uilpost). Braccia incrociate per 24 ore il primo venerdì di novembre. Previsti forti disagi in tutta Italia.
"Vogliono svendere le Poste Italiane ai cinesi": proclamato lo sciopero generale il 4 novembre 2016. A rischio posti di lavoro e uffici, pesanti le accuse anche sullo stato del servizio. Non solo il servizio proprio non funziona, tra tagli, accorpamenti, disservizi. Ma ora si pensa anche a svendere Poste Italiane ai cinesi. Per questo Poste Italiane incassa lo sciopero generale il prossimo 4 novembre, indetto dalle sigle sindacali unite, fatta eccezione per UIlpost, contro la svendita della società a un fondo cinese. Questa l'accusa contenuta in un comunicato di Slp Cisl che proclama lo sciopero generale del prossimo 4 novembre, indetto dai sindacati in maniera unitaria, fatta eccezione per la sigla Uilpost.
"La qualità del servizio è in caduta libera, si legge nella nota del sindacato. Nel recapito si registrano ritardi nella consegna della corrispondenza e utenza inferocita, mezzi usurati, bollette scadute. Anche nei centri lo stress è alto: molti sono stati gli uffici accorpati e troppo bassi gli investimenti che potevano semplificare l'organizzazione". Poi, il passaggio relativo alla possibile cessione di Poste Italiane. "Il Governo - prosegue la nota - ha trovato la soluzione nella svendita di Poste, forse a un fondo cinese con il bilancio in forte attivo. Per questo motivo chiediamo alla cittadinanza di esserci vicini e di dire no alla svendita". Dallo scorso anno il 35 per cento di Poste Italiane non è più pubblico, sottolinea Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti". I timori sono per i taglio ai dipendenti e per la chiusura degli uffici postali situati nelle periferie. La riorganizzazione del settore prettamente postale verrà avviata nel corso del primo trimestre del prossimo anno e comporterà la consegna della posta a giorni alterni e conseguentemente una riduzione dei posti di lavoro che, ad oggi, andrà ad impattare sulle assunzioni a tempo determinato. Da tempo le organizzazioni sindacali lamentano una carenza di personale legato alle uscite per pensionamento o esodo che non vengono rimpiazzate. A tutt'oggi l'azienda non ha dato nessun tipo di disponibilità alla loro sostituzione. Tutto questo porterà inevitabilmente ulteriori disagi penalizzando il servizio quotidiano. Ciò che oggi interessa realmente a Poste Italiane è l'aspetto finanziario a discapito del resto.