Mattone e turismo salvagenti del terziario. In Sardegna 300 nuove imprese
C'è un "mondo del lavoro" che resiste, nell'Isola e, anzi, aumenta. Le realtà iscritte alle Camere di commercio dell'Isola cresce, è Nuoro la provincia più virtuosa. Bene anche Sassari, Cagliari e Oristano. "Terziario vivace nonostante la crisi".
CAGLIARI - Ancora un segno positivo nel saldo delle imprese sarde. Nei primi nove mesi dell’anno lo stock delle imprese iscritte alle Camere di commercio dell'Isola è aumentato di 887 unità, tra 1285 cessazioni e 2172 iscrizioni, con un tasso di crescita nei nove mesi pari allo 0,53 per cento, a fronte di 168264 registrate. E' quanto emerge dai dati Unioncamere diffusi oggi e rielaborati da Confcommercio Sardegna. Quasi la metà del risultato rimanda alla dinamicità di tre settori: il turismo con 217 imprese, il commercio con 187 e i servizi alle imprese con 31. Vanno meglio anche l'industria e le costruzioni (entrambe segnano un +43). A trainare maggiormente sono le ditte individuali (+564) insieme con le società di persone (+133, ma con un tasso di crescita lievemente negativo -0,04 per cento), mentre solo terze sono le società di capitale (+294) che però registra il tasso di crescita maggiore (+0,86 per cento), seguite dalle altre forme di organizzazione (+39). Su base provinciale il maggior contributo arriva da Nuoro, con un saldo positivo di 305 imprese e un tasso di crescita dell'1,1 per cento, da Sassari con 277 e un tasso di quasi lo 0,5 per cento e da Cagliari con 224 (+0,3 per cento). Chiude Oristano con 81 nuove imprese ma un tasso di crescita dello 0,5 per cento, superiore al capoluogo di regione.
"La vivacità del terziario è un fatto positivo e testimonia come gli imprenditori siano maggiormente stimolati ad investire, realizzando nuove imprese, proprio nei momenti di maggior crisi", commenta il presidente di Confcommercio Sardegna, Alberto Bertolotti. "È tuttavia altrettanto importante valutare quanto le nuove imprese siano capaci di stare su un mercato agguerrito e fortemente competitivo; ecco allora che la parola d'ordine deve essere quella di superare il digital divide, il vero gap che frena le nostre imprese rendendole deboli e spesso incapaci di stare al passo con marciare con un passo e nella direzione giusta".