Negli ultimi cinque anni l'aumento è stato costante: se nel 2012 arrivavano nell'Isola 2,1 milioni di turisti, il 2016 potrebbe chiudersi a quota 2,8 milioni, circa il 35 per cento in più. Merito delle condizioni internazionali - dall'instabilità del nord Africa agli attentati in Europa - che hanno dirottato verso l'Isola un flusso sempre maggiore di vacanzieri stranieri e italiani.
PIL FERMO Ma la crescita del settore non ha avuto - per ora - influenze positive sul prodotto interno lordo: secondo le ricerche dell'istituto Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), l'incidenza del comparto turistico sul Pil era del 7,4 per cento nel 2012 e il dato è rimasto invariato anche nell'ultimo rapporto presentato pochi giorni fa. Un paradosso che secondo Alberto Bertolotti, presidente della Confcommercio di Cagliari, si può spiegare solo con l'alto numero di attività ricettive abusive: «La crescita del sommerso è diventata un fattore preoccupante e questi dati sono la dimostrazione lampante di come una parte dei movimenti turistici sia assorbita da strutture che lavorano in modo professionale, pur essendo fuori dalle statistiche». L'ultimo allarme è stato lanciato da Federalberghi, che ha diffuso numeri da record: su Airbnb ad agosto erano disponibili oltre 15mila alloggi in tutta la Sardegna. Un sottobosco che fa concorrenza ai 930 hotel dell'Isola e gestisce un giro d'affari dai contorni ancora sfumati. «Ecco perché gli arrivi ufficiali sono circa la metà di quelli reali», dice Bertolotti.
GUERRA AL SOMMERSO È a Cagliari che si vedono di più gli effetti dell'abusivismo. Mentre le statistiche di porto e aeroporto corrono verso l'alto, i numeri degli arrivi turistici vanno in senso contrario. Dal 2013 al 2015, secondo i dati dell'assessorato regionale, sono diminuiti quasi del 9 per cento, passando da 223mila all'anno a 204mila. La flessione degli ultimi tre anni ha fatto perdere al capoluogo lo scettro della località regina dell'Isola: Cagliari è stata superata da Alghero e anche da Olbia, che nel 2015 hanno registrato rispettivamente 268mila e 206mila turisti. Il dato del 2016 non è ancora disponibile ma è chiaro che la cittadina catalana rischia di vedere minacciato questo primato a causa del divorzio con Ryanair: «Il taglio di 14 rotte ha lasciato segni indelebili e anche se il boom dei traghetti ha in parte compensato le perdite, sarà una stagione con il segno meno», dice Massimo Cadeddu, presidente della Confcommercio di Alghero. La flessione del 2016 fa ancora più rabbia, perché arriva in un momento in cui il resto dell'Isola galoppa. «Mentre la Sardegna sale di 8-10 punti, noi perdiamo strada. La nostra economia era cresciuta grazie ai voli. Appena sono mancati, è arrivata la mazzata».
BASSA STAGIONE Con il ridimensionamento dei collegamenti low cost, migliorare i risultati della bassa stagione sarà un'impresa ancora più difficile. Tra maggio e settembre si concentra oltre l'80 per cento degli arrivi nell'Isola. «La nostra unica speranza d'inverno», spiega Cadeddu, «è il turismo locale». Già, il mercato interno: secondo le stime ufficiali nel 2015, su 2,6 milioni di vacanzieri, oltre 463mila erano sardi. Una percentuale del 17 per cento, non trascurabile.
Michele Ruffi