Una giornata con i fattorini che trasportano merci sulle due ruote
Piste ciclabili ok ma troppi gli incivili al volante
Dicevano che Cagliari, con i suoi nove colli (due in più di Roma), non è una città adatta ai ciclisti. Magari sarà pure vero. Ma, intanto, con il profilerare delle piste ciclabili, è aumentato il numero di chi usa abitualmente le due ruote. Non solo: addirittura, è nata una società che si occupa di effettuare consegne utilizzando proprio la bicicletta. Persone che pedalano quotidianamente e che possono, quindi, fare la pagella alle piste ciclabili cagliaritane. «La situazione», afferma Ferruccio Fisichella, inventore di “Bicycle Xpress 2.0” (sul mercato c'è anche un'altra società, più giovane, la “B.M”), «è migliorata. Ma c'è ancora tanto da fare».
I PROBLEMI I problemi più grossi, inciviltà degli automobilisti a parte, riguardano le prime piste create qualche anno fa. «Usare via Dante è pericoloso: la pista si restringe in alcuni punti ed è difficile incanalarsi nella rotonda». Se non altro, pian piano gli automobilisti che parcheggiano prendono coscienza che passano bici. «Quindi, quasi tutti, prima di aprire le portiere, controllano». Anche l'altra pista tanto contestata, quella di via Sonnino, non è esente da pecche. «A parte la maleducazione di alcuni automobilisti che ancora occupano lo spazio per le bici, ci troviamo a fare i conti con tanti ostacoli. Con la fermata dei bus che si para davanti all'improvviso, per esempio», prosegue Fisichella. Autisti maleducati? In via Sonnino, viale Is Mirrionis, via Cadello si trova sempre il veicolo parcheggiato nelle piste.
LE NOVITÀ Negli ultimi mesi, sono sorte due corsie particolarmente criticate dagli automobilisti, in via dei Giudicati e in viale Is Mirrionis. «La prima è perfetta, va benissimo. Anche se ha già bisogno di manutenzione: ci sono quattro buche che possono rappresentare un pericolo». Nulla da dire su viale Is Mirrionis. «Auto in doppia fila, auto che sbucano all'improvviso dai parcheggi: percorrere quella strada era quasi un suicidio per i ciclisti». Promossa anche la pista che arriva in dei Conversi. Che, però, ha un grossissimo limite. «Termina proprio lì mentre dovrebbe proseguire per arrivare ad alcuni quartieri del centro. E, tra l'altro, termina all'improvviso. Per proseguire occorre salire sul marciapiede, con una manovra pericolosa e non alla portata di tutti».
LE IDEE La società ormai lavora da due anni. E ha scoperto che la bici è un buon mezzo di locomozione in città. «Nonostante le piste non siano nate pensando alla mobilità sostenibile: in realtà, sono passeggiate ciclistiche, adatte a chi, appunto, vuole fare una passeggiata e non a chi le usa per lavorare», spiega Fisichella. La pista del Poetto rappresenta l'esempio più emblematico di questo approccio. Però, alla fine, possono essere usate anche da chi le percorre per lavorare. «Ma c'è ancora tanta strada da fare. E non mi riferisco, certo, al fatto che alcune piste si interrompono. Questo capita ad Amsterdam dove tutti girano in bici». I problemi sono le zone non ancora coperte. «Spero che nel nuovo viale Marconi ci sia anche uno spazio per le bici. E occorre creare corsie anche nelle zone non ancora coperte: il lastricato di via Roma, salti a parte, diventa scivoloso quando piove. Siamo costretti a usare la corsia del bus».
LA PROPOSTA I pericoli per i ciclisti non arrivano solo dalle auto. «Sarebbe il caso di creare piste anche nelle strade pedonali: in via Manno e in via Garibaldi, i pedoni sono più tranquilli perché non girano auto. Si distraggono e non pensano che possono passare biciclette. Sarebbe utile disegnare una pista in quelle arterie. Così come servirebbe nelle zone a traffico limitato: visto che alla Marina e a Villanova non passano più auto, in tanti escono dai portoni senza controllare. E rischiano di sbattere con qualcuno di noi». Pericoli, per fortuna, solo teorici. «Per ora, non abbiamo avuto alcun problema. Giusto qualche scontro con portiere aperte all'improvviso e un fattorino tamponato a Pirri. Ma basterebbe poco per rendere Cagliari una città adatta alle due ruote», conclude Fisichella.
Marcello Cocco