Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nuovo codice, appalti in tilt

Fonte: L'Unione Sarda
11 ottobre 2016

L'associazione costruttori Aniem: «Lavori fermi, costretti a licenziare. Intervenga la Regione»

Troppa burocrazia, paralizzate le gare dei piccoli Comuni sardi Un crollo verticale. Da 50, a volte anche 60 gare al mese, ora i bandi le per opere pubbliche in Sardegna si contano sulle dita di una mano. Il responsabile della decimazione si chiama Nuovo codice degli appalti e ha complicato la vita di buona parte dei municipi dell'Isola.
A parte i capoluoghi di provincia - che continuano a poter affidare autonomamente tutti i propri cantieri -, quando viene superata la soglia dei 150mila euro gli altri Comuni devono per forza riunirsi in consorzi, in nome della razionalizzazione della spesa pubblica.
LA DENUNCIA «Molte amministrazioni sono rimaste sorprese dalle disposizioni del codice e non hanno potuto adeguarsi a quanto viene richiesto. Tutto questo ha generato un totale blocco delle attività, linfa vitale per l'economia isolana già in crisi da tempo», racconta Valentina Meloni, presidente regionale di Aniem-Confimi, associazione legata a Confindustria che riunisce oltre 200 piccole e medie imprese di costruzioni della Sardegna.
IL NODO Le nuove norme varate dal governo ed entrate in vigore da qualche mese hanno paralizzato un settore che conta migliaia di dipendenti. Salvo eccezioni, i comuni si stanno ancora guardando intorno per capire come bandire le gare d'appalto senza infrangere le regole.
Anche Quartu, terzo comune della Sardegna, più di 71mila abitati, è stato costretto a unirsi a Quartucciu per non congelare il settore dei lavori pubblici. Gli altri municipi dell'hinterland aspettano che la città metropolitana di Cagliari entri a regime e consenta a tutte e diciassette le amministrazioni la partecipazione a una stazione appaltante unica.
LA SOLUZIONE Qualcuno (Pula, ad esempio) nel frattempo ha aderito all'Asmel, un consorzio iscritto all'autorità nazionale anticorruzione - che inizialmente venne bocciato proprio dall'authority di Raffaele Cantone - nato per superare i divieti imposti dalla riforma.
Ma il servizio viene pagato: all'Asmel va l'1,5 per cento dell'importo totale dell'appalto. Costi che vengono caricati automaticamente sulle spalle delle imprese vincitrici, come avviene per le spese di pubblicità dei bandi.
SITUAZIONE CRITICA «Se non si farà qualcosa entro breve tempo, la situazione potrebbe degenerare. Per intenderci: siamo di fronte a un blocco molto simile a quello che era stato innescato dal Piano paesaggistico regionale», spiega Meloni. E come in quell'occasione, ora nell'aria c'è un'altra ondata di licenziamenti: «Si cerca sempre di lasciarla come ultima soluzione, ma le aziende sono già in difficoltà e questa potrebbe essere la mazzata finale. Non chiediamo aiuti o favoritismi, vorremmo solo poter lavorare e dare respiro all'indotto che rappresenta una parte importante dell'economia sarda».
Ecco perché l'Aniem da qualche giorno ha inviato il mayday: in una lettera, inviata all'assessorato regionale ai Lavori pubblici e all'Anci Sardegna, chiede che la Regione intervenga per facilitare il processo di aggregazione dei Comuni.
TAVOLO TECNICO In particolare, l'associazione dei piccoli e medi costruttori chiede che venga istituito un «tavolo tecnico» per discutere le possibili soluzioni insieme alle varie amministrazioni coinvolte. Magari per fare, attraverso la Regione o l'associazione dei Comuni, una proposta al governo nazionale, che dovrebbe integrare le disposizioni entrate in vigore ad aprile con circolari ministeriali.
Oppure - chiede l'Aniem - per scrivere delle linee guida regionali in modo da superare il momento critico: «Auspichiamo», conclude Valentina Meloni, «che l'amministrazione regionale emani una direttiva per accelerare il processo di aggregazione dei municipi».
Michele Ruffi