Il 7 dicembre Raphael Gualazzi arriva a Cagliari
U n cd e un pianoforte, anzi un cd che diventa un pianoforte, grazie al packaging in 3D, con cui ci si può divertire a montare il modellino di un coda. Un'autostrada di tasti bianchi e neri, su cui lasciarsi trasportare da Raphael Gualazzi e dal suo ultimo “Love Life Peace”, già nei negozi, in un viaggio musicale sorprendente, che il 7 dicembre farà tappa all'Auditorium del Conservatorio di Cagliari.
Amore, vita, pace, tre parole immense nella loro semplicità, equazione di un globale dell'amore, che si propaga sull'onda di un disco, il quarto per Gualazzi, capace di portare lontano l'ascoltatore lasciandolo seduto in poltrona, di gettare lo sguardo altrove per poi tornare alle cose vicine, alla nostalgia tutta italiana de “L'estate di John Wayne”, il singolo ancora in testa alle classifiche dopo il successo estivo, perché spesso le cose più preziose te le trovi accanto.
«Credo che la musica stia attraversando un periodo particolare, siamo molto vicini a quello che era il Manierismo in arte, per cui si tende a prendere ispirazione dai grandi maestri», racconta Gualazzi a proposito della scelta di dare al suo album ambientazioni sonore che spaziano nel tempo, oltre che nei luoghi. «Allo stesso modo credo che ci siano stati artisti, come Fellini, per esempio, che hanno lasciato delle opere immortali, proprio perché portano in vita immagini della nostra cultura, che non saranno mai attaccate dalla globalizzazione». E spiega: «La società che descrive Fellini in “Amarcord”, film che cito sempre e di cui ho rivisitato le musiche in “Happy Mistake”, presenta gli stessi personaggi che ritroviamo anche adesso se andiamo in Romagna, nelle Marche e nell'Italia Centrale. Questo è ciò che ci rende speciali, particolari e non omologati. Il patrimonio italiano, la diversità che appartiene ogni piccolo luogo, con i suoi personaggi e le sue strutture legate alla tradizione, fa scaturire una creatività, che ci fa forti e rende l'italian style invidiabile in tutto il mondo».
E allora via che si parte per le dodici tappe di “Love Life Peace”, dodici storie musicali e di attualità ambientate tra gli anni '60, '70 e '80 e raccontate ora in italiano, ora inglese e qualche volta anche in dialetto, come in “Mondello Beach”. In rigoroso idioma ragusano-americano, il pezzo è tra i più contaminati e spiazzanti del disco, un trip sonoro fra la Sicilia e New Orleans, «giusto per ricordarci che il primo disco jazz della storia è stato registrato da un siciliano emigrato in America, Nick La Rocca, ma anche di quanta bellezza c'è non solo in Sicilia, in tutta l'Italia e di quanto patrimonio culturale e quante cose meravigliose ci sono in questo Paese. Infondo non c'è da viaggiare tanto, spissu i cosi e le persone cciu priziusi ti li truovi o cantu».
Per scoprirlo, però, nessuno lo sa meglio di noi italiani, qualche volta bisogna abbandonarle, anche solo per lo spazio di una canzone. Così in questo disco, prodotto da Matteo Buzzanca, si passa dal piglio pop-soul britannico anni '70 di “All Alone” al country di “Lotta Things”, dalla delicata ballata “Say I Do” ai suoni vintage di “Right To The Dawn”, dalle atmosfere alla Morricone di “Quel che sai di me” al soul e all'R&B di “Love Life Peace and You”, fino al funk di “Disco Ball” e alle sonorità carioca di “Buena Fortuna”, il morbidissimo duetto con Malika Ayane scritto da Raphael con Pacifico. Insomma, un lavoro dalle atmosfere molto varie, ma tutte marchiate dalla classe e dall'eclettismo di Raphael Gualazzi, Lupin e John Wayne.
Cinzia Meroni