Le elezioni Anci del 23 settembre sono annullate per mancanza di quorum. Cioè di quella maggioranza assoluta dei presenti che l’articolo 8 dello Statuto, al comma C, richiede per designare il presidente. Invece due settimane fa, ad Abbasanta, con 304 sindaci alle urne è successo che nessuno dei due candidati ha raccolto le 153 preferenze necessarie per rendere valido il voto. Giuseppe Ciccolini, primo cittadino di Bitti, si è fermato a 152, mentre Emiliano Deiana, fascia tricolore a Bortigiadas, ne ha prese 141.
L’annullamento delle elezioni l’ha deciso questo pomeriggio a Oristano la commissione incaricata di risolvere il casus belli sardo, dopo che l’assemblea del 23 settembre è stata sospesa proprio in virtù dei problemi emersi. E oltre al quorum c’era anche l’errore materiale della scheda doppia consegnata a un sindaco, ciò che ha fatto sballare i conti finali delle urne (leggi qui).
A capo della commissione odierna c’era Mario Bruno, il sindaco di Alghero che ha presieduto l’assemblea del 23 settembre. Ai lavori ha preso parte pure Fabrizio Clementi, responsabile delle Regioni per l’Anci nazionale. Presente pure il notaio Paola Denotti che proprio ad Abbasanta, due settimana fa, è stata la prima a sollevare i dubbi di legittimità sul voto. Hanno partecipato infine i componenti dell’ufficio di presidenza con i due vice Giovanni Orrù e Paola Secci più altrettanti segretari. Per l’Anci Sardegna ecco il direttore Umberto Oppus.
Il verdetto odierno verrà comunicato lunedì 10 ottobre all’assemblea regionale, di nuovo convocata ad Abbasanta. Per questo Bruno non si sbottona: vuole prima ufficializzare la decisione ai sindaci. Bruno si limita a sottolineare di “aver ottenuto l’incarico per incontrare, separatamente, i due candidati Ciccolini e Deiana e trovare una soluzione politica“. Significa saggiare la possibilità di un accordo unitario, magari con un ticket presidente-vice. Non si esclude nemmeno il ritiro di uno dei due candidati.
È una missione difficile, quella che attende Bruno. Perché la partita dell’Anci Sardegna è diventata un caso, esploso all’interno dei partiti. Ciccolini, infatti, non è riuscito a mettere insieme la maggioranza delle fasce tricolori malgrado fosse sostenuto da un’alleanza amplissima e trasversale. Con lui, oltre alle aree Cabras e Fadda del Pd, anche l’Udc di Giorgio Oppi e il partito azzurro di Pietro Pittalis. Si sono uniti pure Sel, Riformatori, Udc e Partito dei Sardi, più qualche sindaco indipendente che è stata trascinata dentro il gruppo dal primo cittadino di Castelsardo, Franco Cuccureddu.
Deiana, seppure sia un dirigente dem, ha invece corso da indipendente. E anzi con la sua candidatura ha sfidato l’establishment Pd e i big degli altri partiti, sia nel centrosinistra che nel centrodestra. Tanto da riuscire a prendere appena undici voti in meno rispetto al suo avversario, in un’assemblea che è stata definita “militarizzata” dalla sindaca di Fonni, Daniela Falconi (leggi qui). Non solo: contro gli ordini di scuderia si sono schierati, per l’area Cabras, la deputata Romina Mura e il consigliere regionale Giuseppe Meloni che guidano rispettivamente i Comuni di Sadali e Loiri Porto San Paolo. Lo stesso hanno fatto gli onorevoli di Sel Eugenio Lai e Daniele Cocco, fasce tricolori a Escolca e Bottida. Ma a spaccarsi sono stati anche gli azzurri di Forza Italia.
Ad Abbasanta, due settimane fa, oltre al presidente si è votato per il Consiglio da 40 e per i delegati nazionali. Ma con l’annullamento delle elezioni deciso oggi è venuta meno anche la designazione del parlamentino. Quanto ai delegati nazionali, la commissione ha fatto scattare la bocciatura rispetto al verdetto preso ad Abbasanta che assegnava tutti i sette posti disponibili alla lista Ciccolini. La ripartizione dei seggi, invece, sarebbe dovuta avvenire secondo il sistema proporzionale, come prevede ancora lo Statuto.
Insomma, la commissione riunita a Oristano ha accolto in pieno i rilievi che, nei giorni scorsi, hanno sollevato quindici sindaci sostenitori di Deiana attraverso un ricorso depositato all’Anci regionale e spedito anche a Roma (leggi qui). Sulla distribuzione dei sette posti da delegato nazionale si attende tuttavia la ratifica da parte della commissione nazionale di garanzia e la decisione verrà presa domani mattina.
Come vada a finire la partita dell’Anci è impossibile prevederlo. Bruno è già al lavoro per provare a ricucire lo strappo, visto che l’assemblea del 23 settembre era spaccata in due. Si tratterà di fare una scelta di campo. E forse è proprio l’establishment che, per una volta, dovrà mettersi in discussione.
Al. Car.
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