Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«I bagni separati sono un retaggio dell'apartheid»

Fonte: L'Unione Sarda
3 ottobre 2016

Parlano don Cannavera e il sindaco Zedda

 

«O loro o i nostri figli». L'ultimatum, alla fine, va gestito. Da una parte le mamme degli scolari, dall'altra le maestre. Nel mezzo, due bambini: un etiope e un egiziano finiti al centro di una brutta storia che strizza l'occhio al razzismo. L'istituto paritario di via Barone Rossi, gestito dalle suore mercedarie, sceglie la strada della mediazione. Bagni divisi per annullare i timori di qualche mamma apprensiva, terrorizzata da chissà quali gravi e possibili contagi. Bambini pericolosi, insomma, e solo perché figli di migranti, così tanto da separare i servizi igienici della scuola per buona pace delle famiglie cagliaritane.
Don Ettore Cannavera tiene stretto il giornale. Incredulo non lo è minimamente. Difficile esserlo dopo una vita da “prete di frontiera” abituato a prendere di petto difficoltà, drammi. Ma è adirato, questo sì. Perché abituarsi alle «brutte storie» non è mai possibile.
Non punta il dito contro le mamme, don Ettore. La sua è un'autocritica severa. «In una scuola cattolica quale formazione stiamo dando ai genitori dei nostri bambini? Fare scuola significa anche educare i papà e le mamme. Cito il Vangelo, Matteo: “ero rifugiato, ero forestiero e mi avete accolto”. Ecco, basta questo. La verità è che non vogliamo accogliere, perché abbiamo paura di perdere i nostri privilegi. Ma come è possibile solo pensare a servizi igienici divisi che sanno di apartheid, a bimbi migranti che vanno in bagni diversi dai loro compagni».
Il sindaco Massimo Zedda è cauto. «Sto a quel che ho letto. Se questo è davvero accaduto, ci troviamo davanti a un episodio di illegalità. Non possono esistere trattamenti differenti, men che meno per i bambini di una scuola. Non si tratta più di opinioni, questi comportamenti potrebbero davvero essere configurati come reati».
Boucar Wade, scrittore senegalese, da 17 anni nell'Isola, è autore di una rubrica settimanale su L'Unione Sarda: «Questo episodio lascia l'amaro in bocca, è un fatto gravissimo che fa male a quei bambini: ai figli dei migranti ma anche ai loro compagni. La resistenza delle suore alle richieste incredibili di alcune mamme e degli altri genitori mi ha ridato serenità, ma quei bagni separati mi hanno ricordato il buio dell'apartheid sudafricana. Non se lo merita, Cagliari, città ormai multietnica».
Il caso scuote le coscienze ed entra nel Palazzo. «I contorni di questa vicenda sono talmente inquietanti che diventa necessario ogni approfondimento da parte delle istituzioni; a cominciare dall'assessorato comunale alla Pubblica istruzione al quale la Base si è rivolta con un'interrogazione urgente del consigliere Lino Bistrussu per sapere se il Comune paghi contributi e a che titolo alla scuola privata al centro della vicenda». A dirlo è il coordinatore de La Base, Claudio Cugusi. «Superato lo sdegno è il momento degli atti concreti a difesa dei diritti delle persone, soprattutto di quelle più deboli come i bambini migranti».
Andrea Piras