VIA MAMELI. Dopo il temporale si corre ai ripari per tutelare i documenti
“I luoghi della memoria”, di Giuseppe Dessí, se la sono vista brutta, e anche l'Annuario statistico italiano del 1957 ha rischiato di precipitare nel baratro dell'oblìo. Oltre a essere sommerso dall'acqua. Insieme alla sfilza di regi decreti emanati da Vittorio Emanuele III e a tanti altri libri e documenti, ospitati nei locali della Mem e danneggiati dal nubifragio di due settimane fa. Dopo la chiusura decisa dal Comune, l'allarme è rientrato, martedì si riapre: «La struttura sarà di nuovo a disposizione del pubblico, quasi integralmente», annuncia Alessandro Cossa, dirigente dell'assessorato alla Cultura. «Si partirà con la ripresa dei servizi a bassa assistenza, e man mano procederemo con gli altri». Dolores Melis, la direttrice della struttura, la prende con ironia: «Poteva andare decisamente peggio», osserva. «È ovvio che se dovesse ricapitare una cosa del genere mi butterei dalla passerella».
Al di là del loro ufficio una trentina di volontari cercano di salvare il salvabile. Sono lì da giorni, riuniti nella Mediateca del Mediterraneo: struttura futuristica e degna delle grandi città europee, dal punto di vista estetico, ma non certo strutturalmente, considerate le infiltrazioni che non hanno avuto pietà del patrimonio culturale arrivato in parte dall'Archivio storico. La conta dei danni spetta al dirigente: «Abbiamo qui circa tre chilometri di scaffalature, il materiale interessato dalla pioggia è lo 0,01 per cento». Che cambiando unità di misura si traduce in «quattrocento faldoni e circa cinquecento libri», interviene la direttrice. «La cosa importante è che non sia stato intaccato il patrimonio più antico né i libri più rari, questo grazie all'intervento tempestivo dei volontari». Quattrocento circa, tra cittadini, studenti, casalinghe e operatori culturali. Oltre ai professionisti del settore, «perché a volte il volontariato può far danni», osserva Cossa. «Siamo ai titoli di coda, gran parte del materiale è stato già asciugato, l'emergenza direi che si può considerare esaurita», garantisce la Melis. «I tecnici comunali stanno attualmente studiando una serie di interventi per porre fine alle infiltrazioni», anticipa Cossa. In attesa della riapertura al pubblico un esercito di circa quattrocento volontari si dedica con dedizione alle opere danneggiate dalla pioggia. C'è chi si arma di asciugacapelli, «rigorosamente con aria fredda», e passa in rassegna pagina per pagina, altri si danno da fare con la carta assorbente e con i pennelli. È la parte bella della disavventura, che mostra una risposta importante - e forse anche inaspettata - della città.
Sara Marci
Da stadio
rossoblù
a sede
del mercato
Dal presente al passato. È il 1923, dopo tre anni trascorsi nello stallaggio Meloni, i rossoblù si trasferiscono nell'impianto di via Pola. Esattamente nello spazio che ora ospita la Mediateca. Anni fenomenali e indimenticabili per gli appassionati di calcio, perché nel campo in terra battuta di Stampace il Cagliari conosce le prime glorie, in serie B. Fu il principale stadio cittadino, e teatro delle prime partite, per ventott'anni. Sini al trasferimento all'Amsicora, ma questa è un'altra storia. Tornando a via Pola, chiusa la parentesi sportiva, dagli anni Cinquanta l'attuale Mem diventò la sede del mercato civico, in sostituzione di quello del Largo Carlo Felice. Rimangono parte delle facciate esterne, modificate per ovvie ragioni, quando iniziarono i lavori per realizzare la struttura attuale, dopo la chiusura alla fine degli anni Novanta per consentirne la riqualificazione. Sino al 2007 quando su un progetto realizzato da un gruppo di architetti con studio a Venezia, si diede inizio all'opera.
Ci vollero tre anni di attesa per arrivare alla prima inaugurazione (il 6 maggio 2010), più uno per la sua apertura totale: a maggio del 2011, in occasione di Monumenti Aperti, e un altro ancora per l'inaugurazione definitiva, il 30 aprile 2011, quando questo spazio fu restituito alla città in forma super-moderna. Eppure tra gli scaffali strapieni di libri c'e chi ancora sente riecheggiare un solo grido «Goooooool». Segno che la storia non si cancella. Tanto meno quella del Cagliari. (sa. ma.)