LUNEDÌ, 27 APRILE 2009
Pagina 20 - Nazionale
Giuseppe Spiga, neo 1º Guardiano dell’Arciconfraternita, spiega come sarà la sua sfilata di Sant’Efisio
In futuro nuovi contatti con Pisa e la chiesetta del santo trasformata in santuario
CAGLIARI. Dalla tranquillità degli studi sui castelli medievali sardi, gli ordini monastici benedettini e le fortificazioni giudicali ai ritmi frenetici dei preparativi per la 353.ma festa di sant’Efisio. Per Giuseppe Spiga, funzionario della Sovrintendenza ai Beni artistici, storici ed etnoantropologici, è stato un cambio di vita radicale, da far venire le vertigini. E non si può chiamar fuori, perché il 15 gennaio scorso è stato eletto 1º guardiano dell’Arciconfraternita del Gonfalone sotto l’invocazione di sant’Efisio. “Per ben due volte ho chiesto ai confratelli - dice il neopresidente - di guardare in altra direzione. Niente da fare”. Da settimane ormai gli uffici al primo piano di piazzetta sant’Efisio sono diventati la sua seconda sede di lavoro. “In questo periodo l’arciconfraternita gira a mille e gli impegni si succedono senza soluzione di continuità”. 58 anni, da 12 confratello professo, incontra la devozione al santo per retaggio familiare. “Un mio antenato - racconta Giuseppe Spiga con la precisione dello storico di professione (ha pubblicato una cinquantina di monografie) - un certo Luca Spiga e sua moglie Maria Mascia, non avendo figli fecero costruire nella prima metà del XVIII secolo la chiesa di sant’Efisio, a Quartu. Costituirono anche un’arciconfraternita affiliata alla nostra del Gonfalone”. Con questo Dna “efisiano” nel sangue il neo 1º Guardiano pensa al modo di caratterizzare il suo triennio presidenziale. Almeno tre gli obiettivi: “Difendere e custodire l’immagine dell’arciconfraternita perché sia sempre all’altezza del nome e della sua storia; riportare in auge diversi aspetti delle nostre feste, togliere la polvere di usanze posticce e incongruenti”. Nel programma di Spiga anche ripristinare i contatti con Pisa, la città toscana custode di diverse reliquie del santo. “Devo verificare la possibilità di andarvi in pellegrinaggio nel prossimo autunno con la municipalità cagliaritana e il capitolo metropolitano”. Decisioni che richiedono il coinvolgimento di tutta la confraternita, dei 120 soci divisi in tre “bracci” operativi: guardianìa, confratelli e consorelle. Una macchina organizzativa che comprende diversi uffici: sacrista maggiore, cappellano, guardiana della chiesa (responsabile dell’ordine interno e della pulizia), prefetto delle processioni (cerimoniere), la banca (il direttivo formato dal 1º guardiano, segretario e clavario, la persona che tiene le chiavi della cassaforte), consiglio di amministrazione, commissione dei postulanti, commissione dei censori. Una struttura articolata e disciplinata. La “mission” è delicata, storica: “L’arciconfraternita è depositaria e custode del voto e non può derogare per nessun motivo dal suo ruolo. Di prestigio tanto che in passato la guardiania era formata dai rappresentanti della nobiltà cittadina”, aggiunge Spiga. Nel libro dei sogni realizzabili la richiesta all’arcivescovo di elevare alla dignità di santuario la chiesetta di Stampace. Il requisito di luogo “di particolare devozione” - richiesto dalle norme canoniche - non manca certo al tempio di Efis il grande
La 353.ma edizione della festa è nell’alveo della tradizione. “Col Comune - precisa Spiga - ci siamo trovati in perfetta sintonia: puntualità e rispetto della religiosità dell’evento. Ho inviato una lettera ai responsabili comunali raccomandando che la manifestazione sia conforme alla sacralità del momento”. Così sarà anche quest’anno. Per la gioia dei cagliaritani. “Molti giovani fanno domanda di adesione alla nostra arciconfraternita. E’ il segno - conclude Spiga - che la devozione non conosce crisi”.
Mario Girau