Protocollo d'intesa per smascherare chi percepisce contributi non dovuti
Poveri, ma solo per la dichiarazione dei redditi. In realtà evadevano il fisco e, per giunta, non pagavano alcuni servizi (ad esempio, le mense scolastiche per i figli), incassando perfino i contributi in denaro dei Servizi sociali. Quelli per gli svantaggiati. In realtà molti di loro (160, su un totale di 250 controlli della Guardia di finanza), poveri non erano: casomai, imbroglioni. L'anno scorso le fiamme gialle hanno costretto i finti poveri a restituire centomila euro di contributi comunali e a pagare i tributi evasi. I un caso, la vicenda è finita in Procura.
I 150 finti poveri sono solo i primi di una lunga serie, perché la collaborazione tra Comune e Guardia di finanza diventa la regola: ieri il sindaco Massimo Zedda e il comandante provinciale, generale Giampiero Ianni, hanno firmato un protocollo d'intesa. Ora la banca dati del Municipio può essere consultata anche dalle fiamme gialle, che controlleranno tutti i destinatari di contributi sui quali il Comune ha qualche sospetto. Tutti, senza eccezioni.
«Diamo contributi in denaro a malati, disabili e poveri», riassume il sindaco, «e poi a studenti che non possono permettersi l'istruzione, inoltre assegniamo le case popolari. In qualche caso, questi soldi finiscono nelle tasche di chi non dovrebbe riceverli, privandone chi ne ha realmente bisogno. Non deve più accadere: evasione, elusione e finte povertà devono finire».
Il protocollo d'intesa con il Comune è, per la Guardia di finanza, la base di un lavoro ben più ampio: «L'anno prossimo», annuncia il generale Ianni, «si farà in modo di estendere la collaborazione a tutti i 17 Comuni dell'Area vasta, che comprende 430 mila persone. Siamo la polizia economica e finanziaria: dobbiamo tutelare lo Stato e gli enti locali, e con i nostri controlli tuteliamo anche chi ha realmente bisogno dei contributi pubblici per vivere».
Luigi Almiento