Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Si costruisce anche nei “vuoti strategici”

Fonte: La Nuova Sardegna
24 aprile 2009

VENERDÌ, 24 APRILE 2009

Pagina 2 - Cagliari

CONVEGNO SUL CENTRO STORICO 



Gianfranco Carboni: «Il Comune viola il suo piano particolareggiato»




ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. «Come è possibile che l’area che si trova tra via San Saturnino e via Tristani sia considerata un “vuoto urbano strategico” dal piano particolareggiato del centro storico e che la giunta comunale, poco dopo, proponga per lo stesso luogo un piano di zona per realizzare 12.500 metri cubi?». La domanda se l’è posta Gianfranco Carboni, presidente della circoscrizione dei vecchi quartieri, durante il simposio promosso dal parlamentino degli antichi rioni e tenuto ieri nella sala del cosiglio provinciale di piazza Palazzo. Poco dopo Guido Portoghese, presidente della commissione all’Urbanistica dell’organismo amministrativo dei quartieri, ha precisato che il il piano particolareggiato è uno strumento di attuazione del piano regolatore. E ha spiegato come all’interno del documento, che dovrebbe dare indicazioni su come ristrutturare e dove poter costruire, sono stati individuati tre tipi di «vuoti urbani». Innanzi tutto vi sono quelli «strategici», che per dimensione e storia richiedono una sensibilità particolare; poi vi sono i «luoghi della memoria» che hanno una loro storia; e, infine, quelli «trasformabili» come lo spiazzo che si trova tra via Barcellona e via Sardegna, il palazzo Aymerich e il Ghetto degli ebrei (per un recupero museale). Ma, come aveva sottolineato poco prima Carboni, queste categorie non sempre funzionano.
Portoghese ha poi ribadito che i posti auto interni al centro storico non possono essere considerati parcheggi di scambio, ma andare ai residenti, con un canone agevolato. Per la pedonalizzazione e l’accessibilità degli antichi quartieri, tutto deve essere visto all’interno di un percorso. Mentre la riqualificazione degli edifici pubblici, va bene, ma il problema è quello delle funzioni che poi vi si svolgono.
Roberto Murru, del consiglio d’amministrazione dell’Ersu, ha ripercorso la storia del campus universitario di viale La Plaia. E, dopo aver esaminato le varie proposte alternative (studentato diffuso nel centro storico e San Giovanni di Dia), ha proposto di puntare su strutture miste: piccole case dello studente, più alloggio diffuso.
Due visioni della città si sono scontrate dopo gli interventi del progettista Gianfranco Sequi e di Gianfranco Fancello (dell’Università di Cagliari). Il primo, che ha elaborato il percorso meccanizzato di Castello, ha sottolineato che bisogna sfatare il fatto l’innovazione sia una violazione della nostra storia. E precisato che l’attività del costruire è connaturata all’uomo in quanto le città sono un qualcosa di dinamico. Mentre Falqui ha posto l’accento sull’importanza dei programmi generali e dell’interconnessione tra i vari piani (mobilità ecc.). Tra gli interventi quello del regista Enrico Depau, che ha ricordato come anche i vuoti fanno parte della storia e che quando si construisce «bisogna sempre tenere presente il preesistente». Maria Paola Morittu, di Italia Nostra, ha polemicamente affermato che in città non è necessario costruire nuovi edifici visto che vi sono ottomila abitazioni sfitte e che tra Tuvixeddu e l’ex cementeria si realizzeranno un altro milione di metri cubi.