Rapporto Srm: la blue economy va spedita ma la zona franca sarebbe un toccasana
Cammina spedita la “blue economy” in Sardegna, l'economia del mare che produce valore per 1,7 miliardi di euro (il 3,8% del totale nazionale). Ma potrebbe correre - il 93% delle merci naturalmente arriva in Sardegna via mare - se si realizzassero le infrastrutture fondamentali per legare i business dell'acqua (porti, nautica, cantieristica) alla terraferma. I dati dell'ultimo rapporto sull'Economia del Mare di Srm, centro studi di Intesa Sanpaolo per il Mezzogiorno, fotografano una realtà produttiva in salute: il porto di Cagliari è il terzo in Italia per merci (41 milioni di tonnellate nel 2015), il quinto per container (748.000 nel 2015, erano circa 300.000 nel 2008). «Per il segmento container, lo scalo isolano è uno degli hub italiani», spiega Pierluigi Monceri, direttore regionale Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna di Intesa Sanpaolo. Per capire quale sia il valore economico del traffico di container, basta citare due numeri: un container in transito (scaricato in Sardegna e ricaricato su altra destinazione) genera un fatturato di 300 euro, uno “lavorato” invece ne vale circa 2.900. «Considerato che a Cagliari 83% dei container è in transito e genera un fatturato di 185 milioni di euro, se ipotizzassimo di lavorare la metà di quei container, ovvero 308.000, avremmo un fatturato di 895 milioni di euro», osserva Monceri.
«Quello dei container è un mercato che la Sardegna è pronta a intercettare», gli fa eco Massimo Deiana, assessore regionale ai Trasporti. La soluzione si chiama “zona franca”: «Non è la panacea di tutti i mali», spiega Monceri, «ma garantire l'esenzione dall'Iva delle merci che entrano dall'estero e ripartono sull'estero può rappresentare una spinta importante». Sulla zona franca lavora la Regione: «Un anno fa abbiamo stanziato le prime risorse», circa un milione di euro, «per farla decollare», osserva Deiana. «Siamo in ritardo ma la strada tracciata è quella». ( ma. mad. )