Privatizzazioni. Una dopo l'altra. Dalla Saremar alla società di gestione dell'aeroporto di Alghero. Mentre nella vicina Corsica i trasporti navali ritornano sotto il mantello pubblico - quelli aerei già lo erano, con il controllo del pacchetto azionario di Air Corsica -, in Sardegna si va nella direzione opposta. Eppure un progetto per aumentare l'influenza della Regione sul fronte dei collegamenti marittimi c'era anche a queste latitudini: «La Saremar si sarebbe potuta salvare, con la creazione di una divisione marittima dell'Arst. È una soluzione che ho proposto più volte all'assessore ai Trasporti, senza successo», racconta Arnaldo Boeddu, segretario generale della Filt Cgil.
La compagnia navale è stata liquidata tra la fine del 2015 e la scorsa primavera, quando i collegamenti con le isole minori - e pure i traghetti - sono passati nelle mani della Delcomar: i soldi ricavati dalla vendita delle navi sono serviti per ripianare i debiti con la Regione, obbligata dall'Ue a recuperare 10,8 milioni di euro di finanziamenti arrivati sotto la Giunta Cappellacci.
IL PARADOSSO «Ma la compagnia sarda era in salute e faceva 800mila euro di utili all'anno. Ora quei soldi vanno ai privati, in passato venivano utilizzati per abbassare le tariffe o per fare le manutenzioni alla flotta. La privatizzazione non è l'unica strada: lo dimostrano i casi nostrani di Arst e Ctm, aziende pubbliche considerate tra le migliori d'Italia», dice Boeddu. Anche a livello nazionale, nel campo dei trasporti, si nota un'inversione di tendenza. Ora sono le aziende pubbliche a comprare quelle private. Proprio nei giorni scorsi Trenitalia ha acquisito il controllo totale della società francese Thello, che si occupa dei collegamenti ferroviari tra l'Italia e la Francia.
«Mentre in Corsica creano la compagnia di navigazione corsa, qui disfano la flotta sarda, perché dava fastidio all'Italia e ai suoi servi in Sardegna», scrive su Facebook il leader di Sardigna natzione Bustianu Cumpostu.
LA COMPAGNIA CORSA Il progetto approvato dall'assemblea regionale corsa prevede la creazione di due società: la prima gestirà i collegamenti con i porti principali dell'Isola (Bastia e Ajaccio), mentre la seconda si occuperà degli scali secondari. Una soluzione simile a quella adottata nel 2011 con la Saremar, che inaugurò i collegamenti con la Penisola.
«Le navi sarde furono un'efficace arma di difesa contro il caro traghetti: la stessa antitrust ha accertato che determinarono un calo delle tariffe dei Signori del mare», dice il coordinatore di Forza Italia Ugo Cappellacci. Ma la storia rimase senza lieto fine: nel 2013 la Commissione europea ordinò il recupero dei finanziamenti ricevuti dalla compagnia, classificandoli come aiuti di Stato. (m. r.)