Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un crescendo di forza espressiva

Fonte: L'Unione Sarda
24 aprile 2009

Teatro Lirico. L'opera di Prokofiev ha inaugurato il Festival di Sant'Efisio a Cagliari

“Semën Kotko”, bella nella musica, nella regia nelle scene

Naturalmente ci sono falce, martello e, sullo sfondo, il sol dell'avvenir. La rivoluzione ha bisogno di simboli e di musica che li sorregga. Sergej Prokofiev, che credeva con fermezza alla causa del popolo e dei soviet, al punto da rinunciare alla scena occidentale per ritornare in patria dopo 18 anni di onori "capitalistici", era perfettamente conscio del suo ruolo di musicista al servizio di un ideale. Conscio di doversi districare tra mille difficoltà, non solo di natura estetica, per far valere la sua arte e, nello stesso tempo, affidare alla sua musica un significato comunicativo immediato.
Anche per questo vale la pena ascoltare con orecchio curioso questo Semën Kotko , presentato per la prima volta a Cagliari mercoledì sera, nell'allestimento prodotto dal Lirico in collaborazione con il Teatro Marinskij di San Pietroburgo. Di primo acchito le note sembrano obbedire a leggi tradizionali e, complice la stanchezza di un'uggiosa serata di pioggia, il primo atto strappa in platea ben più di uno sbadiglio. Ma poi tutto cambia.
Come un caleidoscopio che si anima all'improvviso, la musica di Prokofiev si agita in mille sfaccettature. Da un lato segue i dettami del realismo socialista, gioca sulla facilità d'ascolto, usa tutti gli strumenti magniloquenti della retorica. Dall'altra cela qua e là spunti di polemica dissonanza. Usa un modo semplice e manicheo di raccontare il mondo: di qua il bene, di là il male. E Aleksander Vedernikov, alla guida dell'Orchestra e del Coro del Teatro Lirico, accentua il carattere carezzevole delle melodie che descrivono situazioni pacifiche: il ritorno a casa del soldato, la mamma che lo attende, la fidanzata che lo ama, a dispetto di un babbo arrivista e reazionario. Mentre dissonanze, cromatismi estremi, e ostinati parossistici accompagnano gli assalti dei tedeschi al villaggio ucraino, la distruzione, la morte, la follia della disperazione di chi ha perso il compagno della propria vita.
Vedernikov ripropone insomma quell'equilibrio sapiente tra tradizione e innovazione che per Prokofiev era probabilmente il massimo del compromesso tra il rispetto per le esigenze del regime e la libertà d'ispirazione. Ma che in quel 1937 quando Semën Kotko venne composto, non bastava a soddisfare i "cantori" della rivoluzione, che prima ritardarono la rappresentazione dell'opera fino al 1940, e poi ne decretarono l'oblio, tanto che non venne più rappresentata sino agli anni Settanta.
Eppure, a parte le lungaggini bozzettistiche del primo atto, il Semën Kotko andato in scena a Cagliari ha momenti splendidi, con un crescendo di imponente forza espressiva che arriva all'acme durante la devastazione dell'assalto tedesco e nell'ossessione esasperata della pazzia della compagna del marinaio impiccato, che ha la voce coinvolgente di Irina Loskutova. Mentre l'orchestra fa risaltare le contrapposizioni, costruisce un intreccio incalzante ed esplosivo. E soprattutto quel grande affresco martellante di deflagrante colore musicale, segnato dall'ostinato ritmico vocale del coro che crea un inferno visionario e terribile, sino alla vittoria finale dei partigiani sovietici, che porta speranza ma non il lieto fine amoroso. Un merito particolare va alla compagnia di canto chiamata ad un uso della voce non sempre convenzionale.
Le voci spaziano dal declamato all'intonazione con emissione di potenza. Voci belle, che sono quelle dei protagonisti Semel, Mikhail Gubski, e Sofia, Tatiana Pavlovskaia. Anche se poi a restare particolarmente impresse sono le caratterizzazioni collaterali. Il padre, Gennady Buzzubenkov, il cattivo della situazione, Alexei Tanovitski, il capo soviet, Viktor Chernomortsev, Carëv, marinaio, e i tanti personaggi di contorno.
Un'opera bella per la musica, la regia, le scene, in un trionfo di simboli della rivoluzione. E soprattutto perché riesce nel compito improbo di fare conoscere e apprezzare quella concezione moderna dell'opera lirica sviluppata dal Novecento. A mostrarne la personalissima concezione di Prokofiev che la vedeva più distante dal tradizionale melodramma e più vicina al film, al kolossal musicale. Repliche: stasera alle 20.30, domenica (alle 17), martedì e giovedì (20.30), sabato (19) lunedì 4 maggio (20.30).
GRECA PIRAS

24/04/2009