Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Laguna avara di pesci Produzioni in calo senza l'apporto di acque dolci

Fonte: L'Unione Sarda
29 agosto 2016

SANTA GILLA. Salinità troppo alta, sviluppo limitato di arselle e cozze 

Invocano la pioggia come fossero indiani. Non lo sono, sono pescatori di laguna e ben sanno, loro che lavorano sulle sponde di Santa Gilla, che per produrre, per raccogliere pesci e molluschi da questo specchio di mare che si addentra nell'entroterra, c'è bisogno d'acqua dolce. Perché è questa che crea la magia, la miscela che fa grandi i muggini, le spigole, i saraghi e ingrassa le cozze e le arselle.
L'ALLARME «Siamo disarmati», ammette Emanuele Orsatti, il presidente del Consorzio ittico che su concessione della Regione governa gli impianti di pesca e lo stabulario di questo immenso “stagno” che dovrebbe essere salmastro e che invece ha percentuali di salinità che lo accomunano quasi al mare aperto. «Non sappiamo più a quale santo rivolgerci, ascoltiamo parole, idee, promesse. Eppure siamo ancora al punto di partenza».
L'ECONOMIA Concetti che tradotti vogliono dire rilancio di un compendio di pesca capace di cancellare la povertà e dare dignità ai 140 pescatori soci delle sette cooperative del Consorzio. «In questo periodo stiamo lavorando poco e male. Il problema è vecchio, legato agli anni in cui rio Mannu e il rio Cixerri, gli unici apporti di acqua dolce, sono stati dirottati fuori dalla laguna per via dell'inquinamento. Peccato che da allora (ovvero trent'anni fa) non è mai stata trovata l'alternativa e la laguna è diventata mare. Per questo ogni estate aspettiamo le piogge», spiega Orsatti.
Un quadro desolante che stride con l'impegno e la fatica dei pescatori, con la loro voglia di crescere, di camminare al fianco degli studiosi del Dipartimento di Scienze della vita e dell'ambiente dell'Università di Cagliari per maturare nuove conoscenze e applicarle al loro lavoro.
IL COMUNE «Recentemente - racconta il presidente del Consorzio - abbiamo incontrato l'assessore comunale Francesca Ghirra confrontarci sull'idea di attivare a Santa Gilla l'attività di ittiturismo. Sta di fatto che mentre pensi a qualche novità spuntano gli impedimenti. Per esempio i caseggiati. Sono di proprietà del Cacip, la Regione ha chiesto al consorzio industriale di accatastarli per poi affidarglieli e qui nascono le difficoltà. Così riuscire a sentirsi ottimisti è veramente difficile. Ho un'idea che non mi abbandona da tempo, e cioè che vogliano far di tutto per farci sentire inadeguati. Non siamo geni, ma incapaci proprio no».
IL LIMBO Insomma, nonostante tanti progetti (in testa la trasformazione di Santa Gilla-Molentargius nel parco unico delle zone umide annunciata dal sindaco Massimo Zedda e condivisa dai sindaci di Quartu, Stefano Delunas, di Capoterra Francesco Dessì, di Assemini Mario Puddu e di Elmas Antonio Ena e dalla stessa Regione), la laguna cagliaritana resta nel limbo.
LA RICHIESTA Al di là dei grandi propositi, i pescatori del Consorzio vorrebbero almeno vedere avviati i primi passi del rilancio. La mancanza di apporti d'acqua dolce è ormai una vera emergenza economico-ambientale, responsabile del crollo netto della produzione. «Per questo abbiamo chiesto al Cacip di consegnarci l'acqua trattata negli impianti di Macchiareddu così da poter ricreare quelle condizioni ottimali di salinità della laguna. Tra l'altro - spiega Emanuele Orsatti - si potrà in ogni momento interrompere o aumentare le immissioni in funzione delle analisi chimiche sule acque del compendio, evitando sbalzi dannosi della percentuale dei cloruri».
Andrea Piras