L a diffusione e la salvaguardia della cultura hanno bisogno di un lavoro di gruppo, forte e appassionato e coraggioso. E, come recita il proverbio, squadra che vince non si cambia. La squadra a cui facciamo qui riferimento è quella formata dal quotidiano L'Unione Sarda e dal Teatro Lirico di Cagliari, scesa in campo lo scorso mese per la presentazione della Traviata avvenuta a due passi dal mare: il campo in cui si “giocava” era lo stabilimento balneare Il Lido.
Oggi la squadra è pronta per affrontare la sua prima trasferta, in programma alle 21 a Santu Lussurgiu, sul sagrato della Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Dove il pubblico potrà assistere a un appuntamento speciale: è “Una notte d'opera”, condotto ancora una volta da Anthony Muroni. Al fianco del direttore del primo quotidiano della Sardegna gli spettatori troveranno schierati il soprano calabrese Maria Teresa Leva dalla voce piena ed estesa adatta a un canto elegiaco e ricco di sfumature; il carismatico tenore Emanuele D'Aguanno; il virtuoso pianista Andrea Musu.
Sessanta minuti di grande musica a tutto campo che potranno essere seguiti anche da casa con la diretta di Radiolina. Chi sarà lì, godrà invece direttamente di uno splendido repertorio che si librerà nell'aria avvolgendo la platea con note ed emozioni. Un repertorio dal forte appeal e in gran parte verdiano, in cui troveranno posto celebri arie e duetti: “È strano! È strano!...Follie!...Follie!” e “Lunge da lei…De' miei bollenti spiriti”, entrambe da La Traviata di Verdi; “Sì. Mi chiamano Mimì” da La Bohème di Puccini; “La ricordanza” di Bellini; “Dammi tu forza, o cielo… Amami, Alfredo”, ancora da La Traviata. E poi “Tu che di gel sei cinta” dalla Turandot di Puccini, compositore che quasi per gemmazione deriva da Verdi. Vicini l'uno all'altro nel lavoro di scavo della psicologia dei personaggi, tradotta in soluzioni musicali talvolta inedite: Verdi disegna ritratti quasi monolitici, Puccini si spinge oltre racchiudendo in una stessa figura, attraverso le note, molteplici caratteri. E ancora dopo “Parigi, o cara”, nuovamente da Traviata, “Una furtiva lagrima” dal donizettiano “L'elisir d'amore” e “Libiamo ne' lieti calici”, anche questo tratto dal capolavoro verdiano protagonista della serata. Un'opera che nel tempo ha conosciuto tanti allestimenti e tante riletture: alcune riuscite e altre sprofondate invece nelle sabbie mobili di modernizzazioni alla cieca e di invenzioni così discutibili da dimenticare che Verdì è autore di tale perfezione musicale e drammaturgica da imporre rispetto e attenzione assoluti. Diversamente l'anima dei suoi lavori viene meno e il pubblico è privato delle emozioni più autentiche. Emozioni che Traviata continua a regalare anche fuori dai teatri come accadrà nell'evento di oggi in cui il bel canto e le storie che esso racconta usciranno dal luogo in cui sono nati per abbracciare en plein air nuovi e ammalianti luoghi d'ascolto.
Del resto, la gente ha sete d'opera. Disse un giorno Bernard Shaw: «Un uomo viene pugnalato e invece di morire si mette a cantare». È la grandezza della musica, signori. È la grandezza di “Una notte all'opera”. Non potete mancare.
Carlo Argiolas