Stasera alle 21.30 all'Arena Sant'Elia di Cagliari
L e sue canzoni sembrano nutrirsi, avidamente, dei luoghi che visita e così deve essere stato anche per la Sardegna: «L'aria di questa isola mi dà nuova energia e il mio nuovo disco appartiene a questo luogo». Vinicio Capossela, cappello di paglia sulla testa, camicia e calzoni corti, scarpe con un lungo gambale ad avvolgergli il polpaccio, ha iniziato con un messaggio colmo di amore per la Sardegna la sua intervista, ieri pomeriggio, a Radiolina dove è stato ospite della trasmissione “CocoPOP” di Carlotta Coco.
L'artista di Hannover ha parlato a lungo del suo ultimo album “Canzoni della Cupa”, un disco doppio di ventotto canzoni, divisi in due parti “Polvere” e “Ombra”. La prima, fatta di canzoni folk riprese dalla tradizione del sud Italia, lo vedrà stasera, alle 21.30, a Cagliari sul palco dell'Arena Sant'Elia.
Una gestazione lunga, durata tredici anni, per un album che ha dentro la Sardegna: «Un'isola che evoca il senso della frontiera, sia nello spazio che nel tempo. È un disco di speleologia che scava nella cultura della terra. Una terra la Sardegna che ha una cultura profonda che viene dalla pietra».
Un lavoro artistico che ha richiesto tempi agricoli: «Bisognava seminare, far crescere le cose e poi fare la mietitura», ha metaforicamente raccontato il cantautore.
Cabras è il luogo dove è iniziata la prima fase della registrazione e che entra nel disco con un brano che parla di culti pagani dal titolo “Componidori”. «Un luogo questo dell'oristanese con le case basse che appare molto western. Mentre ero lì una ragazza mi ha parlato del cerimoniale della Sartiglia. Quando i cavalieri cercano di prendere la stella è per me come una sorta di resa dei conti».
Capossela ha spiegato che cosa è la “Cupa” che ci porta fino in Alta Irpinia, terra montuosa nella provincia di Avellino dov'è nato suo padre. «È il nome di una contrada dove c'era poca luce ed è nei luoghi in ombra che attecchiscono le leggende e si è al riparo dall'illuminazione della cultura contemporanea. Queste canzoni tutto sommato sono al riparo dalla Storia, attingono a un tempo immobile».
Domani all'Arena i fan conosceranno “Polvere”. L'altro lato, “Ombra”, interamente scritto da Capossela «quello lunare, dello sterpo e dei fantasmi», vedrà la luce con una nuova tournèe teatrale in inverno, «con cui spero di ritornare ancora una volta in Sardegna».
Simona Arthemalle