IMMIGRAZIONE,
Dopo gli oltre 1.600 arrivi nell’Isola in appena una settimana, tra fine giugno ed i primi di luglio, si è provvisoriamente arrestato il fenomeno immigrazione, che si è attestato ad oltre 3.300 arrivi dall’inizio del 2016. Intanto, in piazza Matteotti a Cagliari, dopo l’intervento di pulizia (giovedì notte) deciso dal Comune di Cagliari, è regolarmente ripreso il bivacco diurno e notturno di decine di immigrati, con un evidente degrado della piazza ed un concreto rischio per le condizioni igienico-sanitarie, e nei palazzi delle maggiori Istituzioni cittadine e nazionali si cercano soluzioni.
La Prefettura di Cagliari, chiamata in causa più volte, per ora annuncia, a breve, un semplice incontro con Comune e Regione, durante il quale affrontare il problema che ormai è all’ordine del giorno anche nel dibattito politico. Tanto che, dopo l’esposto alla Asl, il deputato Mauro Pili ne ha presentato un altro alla Procura della Repubblica di Cagliari contro il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda: “Non ha ancora provveduto ad emettere un provvedimento teso a risolvere la gravissima situazione igienica-sanitaria del sito lasciando l’area in un latente pericolo per l’intera comunità e per tutti coloro che sono costretti ad attraversarla, considerato che si tratta dello snodo principale di raccordo e transito verso i collegamenti navali, aerei, ferroviari e su pullman dell’intera Sardegna”. Altra notizia che arriva dal prefetto Perrotta, l’imminente visita ai primi di agosto del prefetto Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione del Ministero dall’Interno, che parteciperà ad una riunione regionale sulla gestione dei flussi migratori in Sardegna.
Ma la notizia più ghiotta arriva dal Viminale con la nuova proposta del ministro Alfano: massimo 2/3 immigrati ogni mille abitanti, per una distribuzione più equilibrata; deroga al divieto di nuove assunzioni comunali, con un allentamento del Patto di Stabilità, ovviamente per i progetti di assistenza ed integrazione degli immigrati; 50/60 centesimi al giorno (o se preferite 15/18 euro al mese) per ogni immigrato accolto, detratti dai 2.50 euro giornalieri del pocket money che finora spetta ai richiedenti asilo. Questa la ricetta governativa che dovrebbe ammorbidire la protesta degli amministratori locali di ogni zona d’Italia che hanno denunciato un sistema dell’accoglienza al collasso (e la Sardegna con rivolte e bivacchi è una quotidiana conferma) con numeri insostenibili. L’obiettivo è quello di alleggerire i grandi centri deviandoli nei centri meno affollati, riportando in quota l’ipotesi prospettata da alcuni politici isolani e dai sindacati per combattere la crisi demografica e lo spopolamento delle zone interne coi nuovi arrivati.
“E’ facile intuire che la Sardegna sia una delle regioni che corrisponde ai criteri individuati dal Governo: vasta estensione territoriale e pochi abitanti nonché presenza di tanti piccoli comuni poco abitati – ha commentato Marcello Orrù, consigliere regionale del Psdaz – Il progetto nasce da una visione distorta del fenomeno dell’accoglienza che pretende di combattere lo spopolamento delle nostre zone interne con l’insediamento di nuove etnie. La Sardegna sta vivendo una situazione già drammatica relativamente all’immigrazione, con il nuovo piano si rischiano gravi problemi di ordine pubblico sui territori. La Regione Sardegna dica no preventivamente a progetti che mirano a rendere la nostra terra un centro di accoglienza a cielo aperto”.
Sull’incidenza sanitaria, tornata alla ribalta anche con l’allarme Tbc denunciato da una lettera interna del reparto Infettivi dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, e sulle spese che il sistema dell’accoglienza fa lievitare Italia Unica si era chiesta “perché sono integralmente a carico della Regione Sardegna? Infatti, nella nostra Isola, la sanità è ancora pagata interamente con il bilancio regionale. Pur avendo chiuso la vertenza entrate, questa Giunta non è però ancora riuscita ad ottenere il cofinanziamento previsto”, ha evidenziato il coordinatore regionale, Tore Piana. Secondo IU, per ogni immigrato “sono impegnati 240 euro a persona, soldi che lo Stato non rimborsa, poi chi arriva ha canali diretti per i controlli sanitari, invece i sardi devono sopportare lunghe liste d’attesa. Non mettiamo in discussione l’accoglienza, ci domandiamo perché il presidente Pigliaru e l’assessore alla Sanità Arru subiscano così? Perché da Roma non arrivano i fondi necessari e concordati?”. (red)
(admaioramedia.it)