Sono arenati i democratici sardi: la scelta del nuovo segretario si sta rivelando più complicata del previsto. Oggi il direttorio Pd si sarebbe dovuto riunire, con un delegato in rappresentanza di ciascuna componente interna. Ma per la seconda volta in un mese l’appuntamento salta.
Il conclave era programmato a Oristano, come sempre. Invece questo pomeriggio non ci sarà alcuna riunione: l’appuntamento è annullato. C’è anche una versione ufficiale, all’apparenza lineare: l’ex minoranza interna, quella guidata dal senatore Ignazio Angioni e che raccoglie ex Ds, renziani della prima ora ed ex popolari, non si è preventivamente riunita. E si tratta di un passaggio necessario, visto che a quest’area spetta indicare i nomi dei potenziali segretari. Sui quali si aprirà poi il confronto col resto del partito. Ovvero l’ex maggioranza formata da soriani, dalla componente popolare riformista di Cabras-Fadda e gli ex civatiani.
Ufficiosamente la questione è più articolata: con il Zedda bis, cioè la nuova Giunta di Cagliari, nel Pd si è formata una nuova alleanza interna ai dem con la saldatura tra renziani e area Soru. I primi avrebbero voluto che tra gli assessori ci fosse anche l’ingegnere-segretario cittadino, Nicola Montaldo. Ma Zedda ha detto no. E per solidarietà l’uscente Barbara Argiolas, soriana di ferro, non ha accettato la conferma. Non solo: nell’Esecutivo è stato nominato anche Danilo Fadda, il figlio dell’ex sottosegretario Paolo (leggi qui), ciò che ha creato ulteriori malumori nel partito. Tanto che Fadda senior, per dare un segnale, si è autosospeso da capocorrente, delegando Cristiano Erriu, titolare dell’Urbanistica e degli Enti locali nella giunta Pigliaru, a trattare in nome della componente (leggi qui).
Lo stallo, per un verso, rischia di mettere in allarme la segreteria nazionale: non fosse altro che a ottobre, al più tardi ai primi di novembre, si vota per il referendum costituzionale. Vuol dire che pure in Sardegna va avviata la campagna del Sì, quindi è necessario che qualcuno prenda il timone del partito. Specie adesso che la situazione si è fatta difficile: il Movimento Cinque Stelle, contrarissimo alla riforma della Carta, è diventato il primo partito italiano, stando ai sondaggi. E questo complica non poco la tenuta del Governo, visto che lo stesso premier Matteo Renzi ha annunciato da tempo le proprie dimissioni da Palazzo Chigi nel caso in cui vinca il No.
L’ex minoranza del Pd sardo ha una rosa di nomi, ormai noti: tra i papabili per l’incarico di segretario – e sarà a tempo – ci sono il consigliere regionale Piero Comandini, il senatore Giuseppe Luigi Cucca e l’ex deputato Giulio Calvisi. Coi primi due che sembrano in vantaggio sul terzo che appartiene alla corrente di Matteo Orfini, un po’ in disgrazia dopo la disfatta del Pd a Roma. Comandini, renziano, è appoggiato dal collega Gavino Manca, fedelissimo del sottosegretario Luca Lotti. Cucca, invece, di recente di è avvicinato al ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.
In alternativa al vertice saltato oggi non è stata fissata alcuna data. Ma i dem hanno l’obbligo di chiudere il cerchio entro settembre. E in teoria sarebbero già fuori tempo massimo, col rischio che Renzi, da segretario nazionale del Pd, commissari il partito sardo.
Al. Car.
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