Le spiagge della Sardegna "depredate" di sabbia e conchiglie. Il caso diventa internazionale
Il Regno Unito si interessa dei continui furti dei turisti, che riempiono bottiglie e contenitori della finissima rena che ricopre i litorali isolani. Il The Telegraph dedica un'inchiesta.
CAGLIARI - L'indignazione per i tanti vacanzieri che rubano - o tentano di rubare, a seconda dei casi - sabbia, conchiglie e ciottoli dalle spiagge della Sardegna (la polizia, laddove possibile, riesce a beccarli) supera i confini nazionali e approda addirittura nel Regno Unito. Un articolo del The Telgraph, dal sapore a metà tra il classico pezzo di inchiesta e il polemico (l'inizio è una citazione a Silvio Berlusconi e il 'bunga bunga', a detta degli inglesi un fatto che ha reso famosa la Sardegna prima della lunga scia di furti di rena) accende i fari su un fatto già noto da tempo.
I turisti vedono i granelli di sabbia, le conchiglie e le pietre come souvenir da piazzare magari in qualche ripiano di un mobile del salotto delle loro case. Ma l'azione è pienamente vietata, tanto che le Forze dell'ordine hanno aumentato i controlli nei pressi di aeroporti e porti sardi. Chi viene beccato con la "refurtiva marina" si ritrova a dover pagare una multa salata tanto quanto il mare oggetto del furto. Il quotidiano diretto da Ian MacGregor cita anche la pagina facebook "Sardegna rubata e depredata": una sorta di piazza virtuale ma non troppo all'interno della quale trovano spazio foto di valigie e bottiglie di plastica riempite all'inverosimile di rena e conchiglie. I "mi piace" sono quasi a quota ventimila, e sul web risulta attiva una petizione - già sostenuta da quasi 10mila persone - per dire "stop al furto di sabbia e conchiglie dalle spiagge della Sardegna".