Proposta di legge per ripristinare le licenze di 24 ore ai consiglieri
Una leggina di tre articoli brevissimi, per restituire ai consiglieri comunali i lunghi permessi perduti. Si tornerebbe al vecchio sistema “autonomo”, soppiantato da una norma nazionale: se c'è Aula, l'assenza giustificata dal lavoro è di ventiquattro ore.
«Dopo numerose sollecitazioni da parte degli amministratori degli enti locali», i consiglieri regionali del Pd Antonio Solinas e Franco Sabatini hanno presentato la proposta di legge “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 4 febbraio 2016, n. 2”. Ci avevano già provato, con un emendamento alla Finanziaria, ma la misura era stata considerata intrusa e cancellata. Ora un altro tentativo, e pazienza se la Giunta regionale - l'assessore Cristiano Erriu nella fattispecie - non abbia granché intenzione di fare passi indietro rispetto al giro di vite imposto da Roma a tutte le Regioni in nome della spending review. E pazienza anche se, secondo Erriu, «la deroga sarebbe un provvedimento di sicura impugnazione, perché la norma riguarda il contenimento della spesa pubblica, dunque la Regione non ha competenze in materia, e non deve neppure recepirla, la applica e basta».
Solinas la pensa diversamente. «Ce la potrebbero impugnare? Bé, vediamo, noi ci proviamo comunque. Vogliamo consiglieri comunali che si presentano soltanto per alzare la mano, oppure amministratori consapevoli, che abbiano il tempo di studiare gli atti e di prepararsi? I permessi contingentati sono un'ingiusta diminuzione degli spazi di democrazia».
Il fatto è che nelle assemblee civiche in tanti ne hanno approfittato per farsi i fatti loro. A prescindere dalla durata delle sedute (e capita anche che si aprano e si chiudano nel giro di pochi minuti) gli eletti dal popolo dipendenti pubblici o privati avevano la possibilità di mancare dal posto di lavoro per tutta la giornata. Nel 2011 un decreto ha limitato la durata dei permessi «al tempo strettamente necessario per la partecipazione a ciascuna seduta dei rispettivi consigli e per il raggiungimento del luogo di suo svolgimento». Restrizione che valeva per tutte le Regioni ma non per la Sardegna, che nel 2012 ne aveva escluso l'applicazione «nelle more di una disciplina organica dell'ordinamento degli enti locali». Poi questa disciplina è arrivata, ma la questione non è stata trattata. Così, ecco il dilemma su come comportarsi: da un lato numerosi sindaci e consiglieri sulle barricate, per continuare a godere del permesso senza limiti, dall'altra l'assessorato regionale agli enti locali (e i segretari comunali che non vogliono correre rischi) che ha ritenuto, «in attesa di un'eventuale interpretazione autentica del Consiglio regionale», di applicare la disciplina nazionale.
Cristina Cossu