Autore: Jacopo Norfo il 16/07/2016 14:45
Il deputato Mauro Pili porta in Procura il caso di piazza Matteotti. Un esposto contro il sindaco Massimo Zedda, che a suo parere nonostante il rapporto dell'Asl non ha ancora "chiuso" piazza Matteotti. E nonostante, soprattutto, le condizioni igienico sanitarie nelle quali sostano i migranti che ormai da settimane stazionano davanti al Municipio di Cagliari e alle principali stazioni di autobus e treni: Questo il testo integrale dell'esposto presentato in Procura oggi da Mauro Pili:
"Il sottoscritto Mauro Pili,
in qualità di cittadino sardo e deputato eletto nella circoscrizione Sardegna, espone e denuncia quanto segue:
da settimane nella centrale Piazza Matteotti di Cagliari si registra un contesto igienico sanitario grave e pericoloso per la salute pubblica e la pubblica incolumità;
al fine di accertare tale grave situazione, riscontrabile da chiunque si rechi in tale area, il sottoscritto in data 8 luglio 2016 ha inoltrato un esposto al competente servizio igiene pubblica della Asl n.8 di Cagliari;
il dipartimento di Prevenzione Servizio Igiene e sanità pubblica, Asl 8 di Cagliari, in data 12.07. 2016 trasmetteva l’allegata nota al Sindaco del Comune di Cagliari, con la quale definiva la piazza Matteotti non è fruibile nelle attuali condizioni ordinando l’immediato ripristino adeguate condizioni igienico sanitarie del sito;
il Sindaco di Cagliari ad oggi non ha ancora provveduto ad emettere provvedimento teso a risolvere la gravissima situazione igienica sanitaria del sito lasciando l’area in un latente pericolo per l’intera comunità e per tutti coloro che sono costretti ad attraversarla considerato che si tratta dello snodo principale di raccordo e transito verso i collegamenti navali, aerei, ferroviari e su pullman dell’intera Sardegna;
la mancata adozione del “provvedimento” richiesto dalla Asl costituisce un reiterato comportamento che ripropone il grave pericolo per l'igiene pubblica che si sta generando in quella piazza snodo per migliaia di persone ogni giorno;
considerata l’esplicita richiesta da parte del Dipartimento della Asl preposto all’igiene pubblica di un provvedimento di urgenza da parte del Sindaco di Cagliari si chiede di valutare le responsabilità di quello che può configurarsi come un pericolo per la salute e l’igiene pubblica e quindi un’evidente omissione d'atti d'ufficio rilevante;
i rilievi della Asl hanno evidenziato "il palese degrado è accompagnato da un acre e forte odore di sporcizia che si avverte in modo evidente addentrandosi all'interno della piazza";
secondo quanto scrivono i responsabili della Asl l’intera area "è fortemente interessata da un'occupazione continua da parte di altri soggetti che la utilizzano in modo promiscuo bivaccandoci giorno e notte”;
la missiva della asl conclude con un richiamo agli atti indispensabili: si rimane in attesa di conoscere quali provvedimenti verranno adottati;
la legge 125 del 24 luglio 2008 (con la quale è stato convertito il d.l. n. 92/2008) ha introdotto importanti modifiche all’articolo 54 del Testo Unico delle leggi sull’ordinamento delle autonomie locali, ampliando i poteri dei sindaci in materia di sicurezza urbana;
l’articolo 54 del Testo Unico, così come modificato, al quarto comma attribuisce al sindaco, quale ufficiale di governo, il potere di adottare provvedimenti non esclusivamente contingibili e urgenti al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana, nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento e secondo una procedura di raccordo e informazione con i Prefetti;
rispetto alla precedente formulazione dell’articolo 54 del TUEL, i provvedimenti sono “anche” – e dunque non più esclusivamente – contingibili e urgenti, e riguardano, oltre all’incolumità pubblica, la “sicurezza urbana”;
il decreto del Ministero dell’Interno del 5 agosto 2008 ha successivamente disciplinato l’ambito di applicazione delle disposizioni;
il decreto definisce per “incolumità pubblica” l’integrità fisica della popolazione e per “sicurezza urbana” un bene pubblico da tutelare attraverso attività poste a difesa, nell’ambito delle comunità locali, del rispetto delle norme che regolano la vita civile, per migliorare le condizioni di vivibilità nei centri urbani, la convivenza civile e la coesione sociale;
il decreto identifica cinque ambiti nei quali il sindaco promuove interventi di prevenzione e contrasto:
a) le situazioni urbane di degrado o di isolamento che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi: dallo spaccio di stupefacenti allo sfruttamento della prostituzione, dall’accattonaggio con impiego di minori e disabili ai fenomeni di violenza legati anche all’abuso di alcool;
b) le situazioni di danneggiamento al patrimonio pubblico e privato o di impedimento alla loro fruibilità o di scadimento della qualità urbana;
c) l’incuria, il degrado e l’occupazione abusiva di immobili che possano favorire le situazioni di cui ai due punti precedenti;
d) le situazioni che costituiscono intralcio alla viabilità o che alterano il decoro urbano, quali l’abusivismo commerciale o l’illecita occupazione di suolo pubblico;
e) i comportamenti che possono offendere la pubblica decenza anche per le modalità con cui si manifestano, o che limitano l’utilizzo o la fruizione degli spazi pubblici o che ne rendono difficoltoso o pericoloso l’accesso ad essi: è il caso della prostituzione su strada o dell’accatonaggio molesto;
il nuovo quadro normativo – che ha anche provveduto a rafforzare la capacità di intervento sanzionatorio delle amministrazioni locali - permette oggi ai sindaci di intervenire con ordinanze di significativa portata per prevenire e affrontare fenomeni di degrado e altre criticità relative alla sicurezza in ambito urbano;
la mancata adozione di un provvedimento urgente e contingibile, come richiesto e sollecitato dalla Asl – dipartimento igiene pubblica, costituisce una grave inadempienza per la quale si chiede di valutare l’ipotesi di reato attinente all’art. 328 del codice penale: omissione o rifiuto di atti d'ufficio;
si chiede di valutare ed eventualmente procedere per quanto di competenza se il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, in questo caso il Sindaco di Cagliari, ha indebitamente rifiutato un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo;
il termine "rifiuto" indica, insomma, una manifestazione di volontà di non compiere l’atto legalmente richiesto e implica, pertanto, una previa richiesta di adempimento così come quella sollecitata con la nota richiamata dalla Asl, dipartimento igiene Pubblica;
appare evidente l’urgenza e la definizione chiara di richiesta di “provvedimento” teso a rimuovere il pericolo per la salute e l’igiene pubblica;
Per quanto sopra richiamato si chiede alla Ill.ma Procura di Cagliari di valutare eventuali violazioni di legge in relazione a quanto esposto".