FONSARDA. Già spesi 24 milioni di euro. I lavori non sono conclusi
Al Parco della musica fanno rumore solo le interrogazioni, i dubbi e le richieste di chiarimenti. Il parco c'è: la maggior parte delle spese va sulla manutenzione del verde. La musica no, quella non si sente. Mai una nota ha risuonato nel piccolo anfiteatro da 350 posti, sono un ricordo quelle del 2011 nell'arena all'aperto per 2200 spettatori in piazza Nazzari. Colpa, sembrerebbe, di minuzie da collaudare. I parcheggi sotterranei sono accessibili a metà: 350 stalli disponibili gestiti da Parkar (quindi dal Ctm) ma poco utilizzati, altrettanti da rimettere in sesto dopo il raid vandalico di alcuni anni fa. Tempi e costi di apertura non sono preventivabili. Così è messo il Parco della Musica, che nei progetti doveva essere una grande area di verde e cultura in centro città tra le vie Bacaredda, Sant'Alenixedda, dei Giudicati, Torbeno e Cao di San Marco. Tanti milioni investiti, almeno 24, e altri pare debbano arrivare, per poche strutture funzionanti.
Eppure per l'Europa è tutto a posto: «In base alle informazioni fornite dalla Regione, tutti gli interventi cofinanziati nel periodo 2000-2006 sono stati completati e sono attualmente operativi». Parola di Corina Cretu, commissaria Ue per le politiche regionali. A dicembre aveva risposto a un'interrogazione dell'europarlamentare Salvatore Cicu, che chiedeva se per Bruxelles esistono dei responsabili per i supposti errori di gestione dei fondi Fesr destinati a quelle strutture rimaste inutilizzate. Voleva anche sapere, Cicu, che fine avessero fatto i soldi di provenienza europea che la Regione aveva dirottato nel dicembre 2012 sul progetto “Smart business factory - Centro di supporto alle start up innovative”. A disposizione nove milioni e mezzo, e 2,250 erano destinati al “completamento e riqualificazione urbana del Parco della Musica”. «Cagliari rischia di perderli», avvertiva Cicu. «Non sono di nostra competenza», ha risposto Cretu.
A giugno, nuovo colpo di teatro regionale: l'assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, ha promesso 4,5 milioni per ravvivare gli spazi. E i fondi stanziati oltre tre anni e mezzo fa? Sono gli stessi? O è stato necessario aprire un nuovo canale di finanziamento? Il neoassessore ai Lavori pubblici, Gianni Chessa, ha chiesto un dossier dettagliato agli uffici. Vuole l'intervento del ministero della Cultura, invece, il deputato cagliaritano Pierpaolo Vargiu: ha appena presentato un'interrogazione. Una ricostruzione dettagliata della cronistoria dell'incompiuta Parco della musica, ma anche un atto d'accusa sintetizzabile in un tormentone: colpa di Zedda. Sindaco responsabile, a suo dire, dell'affossamento di un progetto che prima, con Emilio Floris, aveva viaggiato spedito. Anche se le cronache parlano di lavori in ritardo e polemiche anche prima del 2011.
La vicenda parte da lontano, con un protocollo d'intesa del 19 febbraio del 2003. Firmarono Comune (soggetto attuatore), soprintendenze e Camera di commercio. E un privato: la Minoter di Gualtiero Cualbu. Che la sua parte, con un investimento di 50 milioni, l'ha fatta: il T-Hotel, ad esempio. Dopo varie peripezie - fu difficile avviare i lavori della parte pubblica - nel 2010 Floris taglia il nastro di piazza Nazzari, che doveva ospitare l'arena all'aperto. Poi, per Vargiu, dal 2011 «gli errori procedurali avrebbero comportato l'inutilizzabilità del piccolo teatro (il palcoscenico e la graticcia realizzati con un ritardo di cinque anni, non sono mai stati collaudati), dei laboratori teatrali, dell'arena all'aperto, di oltre il 50 per cento dei parcheggi, del locale bar-caffetteria e dell'intero impianto fotovoltaico». Attesa la risposta del ministero.
Intanto, la gestione del punto di ristoro è stata appena aggiudicata. Per l'apertura dei parcheggi, Parkar dice: «È programmata a conclusione degli interventi, che sono già stati pianificati in accordo col Comune, sull'area stalli su strada. La zona dovrà essere rimodulata con il rifacimento della segnaletica orizzontale degli stalli a pagamento». Ma è necessario anche rimettere in sicurezza le strutture vandalizzate. Chi pagherà? È ancora da decidere.
Enrico Fresu