La scelta di Electrosteel Castings: «Prezzi concorrenziali, impianti rapidi ed efficienti»
Inversione di rotta. Il colosso indiano delle tubature Electrosteel Castings scommette sul Porto canale di Cagliari e lo trasforma in una base strategica per la distribuzione merci nell'intera area europea e mediterranea. Le banchine del capoluogo sono quindi pronte al salto di qualità: non solo a ricevere centinaia di container in arrivo dalle rotte transoceaniche, ma anche a smistarli in tutto il Vecchio continente a prezzi e tempi concorrenziali.
Condizioni talmente vantaggiose ad aver convinto la multinazionale asiatica (oggi la prima fornitrice in Sardegna di condutture idriche in ghisa e responsabile di un quarto del mercato italiano) ad appoggiarsi alle infrastrutture del porto industriale sardo con la collaborazione di due partner locali incaricati della logistica, il Gruppo Grendi e Cam.
«Abbiamo scelto Cagliari per efficienza delle attività portuali e i costi contenuti - ha confermato Alfio Firpo, responsabile per l'Italia dell'Electrosteel - aver deviato le rotte sull'Isola ci permetterà di risparmiare oltre il 50% delle spese di trasporto approffittando anche su operazioni di sbarco rapide e senza intoppi».
Gli indiani sono stati i primi, ma non saranno gli ultimi. Ne è certo Antonio Musso, amministratore delegato di Grendi: «Vogliamo dare il via a un'inversione di tendenza che faccia del Porto canale un hub di partenza verso l'Europa - possiamo sfruttare vantaggi geografici, altissime professionalità e intercettare le rotte che dal Canale di Suez uniscono lo stretto di Gibilterra. L'accordo con la Electrosteel ha ottime prospettive di sviluppo, ma deve essere anche l'apripista per lo smistamento di altri prodotti e la crescita dello scalo».
Nel mentre ci si può accontentare della multinazionale Indiana, forte di una capacità produttiva di 2 milioni di tonnellate di acciaio e 900 mila tonnellate di tubazioni in ghisa. Diecimila delle quali (valore 10 milioni di euro) sono state acquistate nell'Isola da Abbanoa e dai Consorzi di Bonifica. Altre 40.000 andranno invece nel resto d'Italia. Una presenza importante nel nostro paese che ha convinto la società sulla convenienza dell'intesa. Le speranze sono le stesse degli ultimi decenni: portare a pieno regime una mastodontica opera che nei vent'anni di realizzazione ha sfiorato un costo di mille miliardi di lire.
«Siamo al 35% delle nostre capacità - dice Leandro Ferrari, responsabile del CICT, l'azienda che gestisce il porto - contiamo quindi un enorme margine di crescita e tutto l'interesse ad attirare nuovi attracchi invertendo il trend della logistica. Abbiamo inoltre dimostrato di essere un terminal veloce in grado di sbarcare 26 container all'ora e garantire tempi di consegna veloci ed economici».
Un futuro roseo per lo scalo industriale anche su altri fronti. «Non c'è solo l'invidiabile posizione al centro del Mediterraneo a favorirci - ha sottolineato il comandante Roberto Isidori, commissario straordinario dell'Autorità portuale - le nostre banchine sono pronte ad accogliere anche le navi moderne, più voluminose e in cerca di fondali profondi. Certo, serviranno altri investimenti, ma Cagliari ha tutti i numeri per diventare un punto nevralgico del traffico marittimo internazionale».
Luca Mascia