Parla il neo assessore al Personale: «Capisco quello che può pensare la gente»
Danilo Fadda: giudicatemi solo per quello che saprò fare
Il battesimo politico è arrivato in un pomeriggio infuocato di luglio. Le accuse di nepotismo sibilavano invece già da qualche giorno. Il neo assessore al Personale Danilo Fadda è figlio di Paolo, ex consigliere regionale-assessore-deputato-sottosegretario, oggi influente tessitore del Partito democratico: «Conosco le critiche, so che mi aspetta un giudizio severo. Chiedo solo un po' di tempo per mostrare cosa so fare».
Governa un esercito di millequattrocento dipendenti comunali, la seconda azienda cagliaritana dopo la Regione. Quarantadue anni e una laurea in giurisprudenza, funzionario del Consiglio regionale, ha vinto il concorso otto anni fa. Cosa deve al cognome? «La rinuncia a un assessorato comunale, cinque anni fa, decisa dopo aver chiesto un parere a mio padre. Questa volta ho fatto di testa mia. È capitato anche in altre occasioni. Nello sport, per esempio: lui voleva un figlio calciatore invece ho scelto il tennis e sono diventato quattro volte campione sardo».
Quante volte suo padre è stato fondamentale nel lavoro?
«Mai, presumo. Come tutti i genitori ha sempre dato suggerimenti».
Perché era contrario al suo debutto in politica?
«Penso volesse tutelarmi dall'esposizione che la politica impone».
Si aspettava la proposta del sindaco?
«Era nell'aria, ci conosciamo da tanto tempo. Non credo che l'amicizia sia un disvalore, serve a conoscere meglio le persone».
Iscritto al Pd?
«Sì, da quando esiste, come a suo tempo ho avuto la tessera della Margherita, prima ancora del Partito popolare. Ho sempre seguito la politica, partecipato agli incontri, ma metterci la faccia è molto più complicato».
Funzionario in Regione: papà c'entra qualcosa?
«Solo io so quanto ho studiato per vincere il concorso. Capisco ciò che la gente può pensare, ma so anche quanto ho sudato per avere quel posto».
Gli obiettivi da assessore?
«La prima cosa da fare è convocare i sindacati. Voglio capire in che modo può essere sburocratizzata la macchina amministrativa. Per farlo penso che la prima cosa da fare sia incentivare il personale, anche con la formazione».
In parole povere?
«Un esempio: tutte le pratiche di edilizia privata potranno essere gestite on line».
Ha la delega per la Città Metropolitana. Cosa farà?
«Il dialogo con gli altri amministratori è fondamentale. Dal primo gennaio 2017 l'Ente sarà operativo a tutti gli effetti. Ci sono cinquantacinque milioni che devono essere spesi, gli obiettivi sono fissati dalla legge: inclusione sociale, mobilità, digitalizzazione».
La nuova Giunta comunale è stata criticata: come la giudica?
«Mi sembra una squadra motivata».
La segreteria cittadina del Pd non ha avuto peso nella scelta degli assessori.
«Con l'elezione diretta il sindaco ha maggiori doveri e grandi responsabilità. Comunque, se ci sono state incomprensioni, il grande senso di responsabilità del sindaco e dei dirigenti del partito consentirà una ricomposizione rapida».
La imbarazza amministrare fianco a fianco con ex esponenti del centrodestra confluiti nel Psd'az?
«L'obiettivo di tutti è lavorare con impegno per Cagliari».
Esistono poteri forti?
«Sempre meno. Nei cinque anni precedenti la Giunta Zedda ha dimostrato che si può governare bene senza cedere alle pressioni».
C'è chi dice che anche lei è espressione di un potere forte.
«Sotto certi punti di vista avere un padre politico mi ha penalizzato. Se non fossi stato suo figlio già cinque anni fa avrei fatto l'esperienza in Municipio. Comunque, se mi dovessi rendere conto che non sono all'altezza, non esiterei a rassegnare le dimissioni. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha fatto studiare - altri coetanei per farlo hanno dovuto lavorare duramente - e non sono stato costretto a emigrare. Il resto però è farina del mio sacco».
Nemici?
«Non penso di averne, almeno che io sappia».
Ereditati?
«Non so».
Cosa manca a Cagliari?
«Tante cose che cinque anni fa non esistevano oggi sono realtà. Bisogna continuare su questa linea».
I difetti del centrosinistra?
«Litiga troppo».
Il peggior sindaco che ricorda?
«Il migliore è sicuramente Zedda ma non sono stati male neppure i predecessori».
Più democristiano di così.
«Ho avuto una buona scuola».