VIA QUIRRA. I movimenti: lavorare giorno e notte uccide i negozianti e i lavoratori
Protesta contro il servizio offerto dai centri commerciali
«No all'apertura notturna dei supermercati: uccidono il commercio e cancellano i diritti dei lavoratori». La Confederazione Sindacale Sarda, il Fronte Indipendentista Unidu, il Partito Comunista dei Lavoratori, l'associazione Altra Sardegna e il collettivo S'Idea Libera dichiarano guerra alla strategia aziendale adottata dal centro commerciale Carrefour di Quartu. Ieri mattina gli esponenti dei movimenti si sono ritrovati di fronte al mercato civico di via Quirra per distribuire volantini e spiegare i motivi dell'iniziativa.
LA PROTESTA Tutto incominciò con il Governo Monti, sostenuto dal centrosinistra - spiegano gli attivisti - perché con il decreto Salva Italia è stata liberalizzata totalmente la possibilità di apertura dei megamercati, 24 ore giornaliere, 7 giorni su 7, mentre prima la competenza era nelle mani di Comuni e Regioni. «Siamo contrari all'apertura selvaggia per due motivi», spiega Cristiano Sabino, del Fronte indipendentista Unidu. «I centri commerciali sfruttano i lavoratori fino ad arrivare, in diversi casi, a vere e proprie forme di mobbing costringendoli a turni massacranti, flessibilità pressoché totale e una precarietà fisiologica. Il ricatto sarà questo: o fai il turno notturno o ti licenziamo. Lo stessa politica adottata per i turni domenicali: prima su adesione volontaria, poi obbligatori». Il secondo punto è rivolto ai piccoli commerciali. «La grande distribuzione ha messo alle corde piccola distribuzione, mercati civici e rionali e spesa a chilometri zero. I mercati contadini e civici non riescono a reggere la concorrenza e molti perdono il lavoro. Il risultato è che in Sardegna si importa circa l'80 per cento dei prodotti agroalimentari e moltissime aziende sono al collasso». Perché i centri commerciali aprono anche di notte? «Non certo per un motivo di incassi. Sono spot per vendere l'immagine. Non c'è tornaconto immediato».
L'ANALISI «È un tentativo che nasce dal 1980», spiega Marco Mameli. «Il calo delle vendite non si risolverà certo aprendo 24 ore su 24. Questa soluzione ricadrà interamente sui lavorati. Che perderanno il posto. L'esempio? L'apertura domenicale delle Poste ha coinciso con i licenziamenti». Mameli lancia un'accusa. «Perché il Comune non interviene. Qual è il motivo di questo preoccupante silenzio?».
LA PROPOSTA Vincenzo Monaco ha una proposta. «L'unica alternativa è creare lavoro. Purtroppo la Regione non riesce a sfruttare i fondi a disposizione e sviluppare nuove opportunità». Tradotto? «È necessario puntare sui lavori tradizionali e trasformali in innovativi. Per essere chiari, rivalutare l'agricoltura e l'artigianato».
Andrea Artizzu