Giulio Zasso
Q uasi due mesi di silenzio dopo l'ultima assemblea, il compromesso di un direttorio incapace di prendere una decisione anche a una riunione di condominio: il Pd - la forza politica più importante della Sardegna - si ritrova ancora senza testa, paralizzato da scelte al ribasso e dall'ordine sparso delle troppe anime interne. La prova (l'ennesima) della debolezza degli assetti dem è arrivata dalla partita della giunta comunale di Cagliari. Il sindaco Massimo Zedda si è presentato al tavolo col poker degli assessori Pd praticamente già in tasca. Non ha avuto neanche bisogno di trattare col partito uscito vincente dalle urne, per il semplice motivo che dall'altra parte c'era una sedia vuota. Sono servite a poco le timide tirate di giacca e i mugugni di chi (nel gioco delle fazioni) è rimasto a mani vuote.
Il Partito democratico non riesce più a muovere un passo, in attesa di chissà quale bacchetta magica. La scelta del segretario sembra più lontana che mai, anche perché nessuno batte un colpo. Dopo l'estate c'è la sfida del referendum costituzionale: potrebbe diventare il collante per resistere sino alla resa dei conti in un congresso oppure rivelarsi la prova definitiva che il Pd sardo è destinato a convivere con la mediocrità del piccolo cabotaggio. Nel frattempo c'è la riforma del sistema sanitario da portare a termine. «Asl unica in aula entro il primo luglio», il diktat lanciato mesi fa dal governatore Francesco Pigliaru. I piani sono saltati al primo soffio di vento, il disegno di legge sta ancora cambiando forma per l'incapacità dei dem di fare una sintesi delle diverse posizioni. Senza dimenticare che ci sono anche gli altri partiti della coalizione.
L'azione della giunta regionale risente dei ritardi del Pd: da troppo tempo si parla di rimpasto per rilanciare i piani di governo. L'unico risultato è il senso di precarietà della squadra di Pigliaru: alle voci non segue mai nulla e le trattative sugli assessorati si stanno trasformando in meri esercizi di politica virtuale. Il problema è che fuori c'è una Sardegna con 260mila disoccupati sempre più lontana dal resto dell'Italia e dall'Europa. Anche perché non ci sono aerei.