Rassegna Stampa

Il Sardegna

La Sardegna avverte Brunetta: difenderemo la nostra specialità

Fonte: Il Sardegna
20 aprile 2009

Federalismo fiscale. Reazioni indignate contro la proposta del ministro di parificare tutte le Regioni italiane

Il vicepresidente Cossa: «Il Consiglio regionale deve reagire compatto all'attacco»

Alessandro Zorco alessandro.zorco@epolis.sm ¦

«Riapriremo la vertenza entrate», aveva annunciato Ugo Cappellacci in campagna elettorale. Il presidente della Regione si riferiva alla scelta, fatta dal suo predecessore Renato Soru, di accollare alla Sardegna gli oneri relativi al servizio sanitario e alla continuità territoriale con la Penisola in cambio della maggiore compartecipazione alle entrate fiscali. Insomma, secondo il neo-governatore l'insularità, ragione principale della specialità dell'Isola, rappresenta ancora un grosso gap rispetto alle altre Regioni d'Italia. Gap che deve essere compensato. La conferma, sempre in campagna elettorale, era giunta dallo stesso premier Silvio Berlusconi che aveva annunciato e poi varato a metà gennaio il decreto che riconosce l'insularità. Sabato la doccia fredda. E l'apparente dietrofront del Governo. «Le regioni a Statuto speciale devono sparire», ha detto ad Alba il ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta. Che dopo i fannulloni e i top manager pubblici adesso ha dichiarato guerra alla discriminazione tra le regioni italiane. «Con il federalismo fiscale - ha detto chiaro e tondo Brunetta - saremo tutte Regioni a statuto speciale e quindi si giocherà non più su trasferimenti maggiori, ma su efficienza, qualità, trasparenza e produttività».
MA LA POSIZIONE del ministro Brunetta rischia di suscitare un vespaio. Soprattutto nel centrodestra isolano. «È una tesi inaccettabile », commenta il vicepresidente del Consiglio regionale Michele Cossa che invita l'assemblea a «reagire all'attacco alla specialità della Sardegna ». Secondo il coordinatore dei Riformatori sardi, «è necessaria una posizione unitaria che non sia condizionata dalla collocazione politica. Evidentemente il ministro Brunetta ha parlato a nome del Governo, ma ha parlato senza conoscere la situazione. Le ragioni della specialità della Sardegna non solo sono rimaste, ma si sono rafforzate. Da tempo i Riformatori sono impegnati per la riscrittura dello statuto e per la revisione della specialità in chiave più moderna e attuale. Occorre una specialità più forte come in Sicilia. Per questo credo sia stato un errore quello di accollare alla Sardegna gli oneri della continuità territoriale». Tra i privilegi contestati da Brunetta ci sono probabilmente anche i proventi della vertenza entrate, frutto della grande mobilitazione del 1° dicembre 2005 che portò tutte le istituzioni dell'Isola davanti a Palazzo Chigi. Vertenza che assicurerà a partire dall'anno prossimo alla Sardegna circa 1700 milioni di euro in più (circa il 30 per cento delle risorse regionali). Ma con la quale, spiega Eliseo Secci, ex assessore alla Programmazione nella Giunta Soru, la Regione ha già anticipato i meccanismi alla base del federalismo fiscale rispetto al resto d'Italia. Secondo Secci, la tesi di Brunetta sintetizza un'insofferenza generalizzata nelle Regioni a statuto ordinario. «Le condizioni dell'insularità ci sono ancora tutte - spiega - e non credo che il ministro abbia il potere di modificare il nostro Statuto». Insorge anche Sardigna Natzione Indipenentzia che critica “i politici italiani di Sardegna”. «Non ci aspettiamo - spiega Bustianu Cumpostu - che qualcuno di essi raccolga i pezzi della sua dignità e faccia capire a Brunetta che noi siamo una nazione diversa da quella italiana e che i sardi potrebbero anche valutare l’ipotesi di chiudere il rapporto statuale con l’Italia. Al massimo andranno ad Arcore con il capello in mano per chiedere al Barone di moderare sa tirannia».¦