DOMENICA, 19 APRILE 2009
Pagina 42 - Cultura e Spettacoli
La prima al Lirico mercoledì prossimo con il «Semën Kotko»
Per l’inaugurazione una vera rarità e la diretta in onda su Radiotre
GABRIELE BALLOI
CAGLIARI. Come ormai di tradizione, anche quest’anno il Lirico inaugura la Stagione operistica e di balletto, nonché il IX Festival di Sant’Efisio, mettendo in scena una vera e propria rarità di teatro musicale: il «Semën Kotko» di Sergej Prokofiev.
Una consuetudine che prese vita nel 1998 con l’opera «Le fate» di Richard Wagner, per arrivare nel 2007 all’incanto satirico de «Gli Uccelli» di Walter Braunfels e l’anno scorso con «La leggenda della città invisibile di Kitez» di Nikolaj Rimiskij-Korsakov, nella geniale e poetica regia di Eimuntas Nekrosius. Quest’ultima ebbe sul podio il direttore musicale del Teatro Bolshoi di Mosca, Alexander Vedernikov, che tornerà al Comunale mercoledì 22 aprile ore 20,30 per dirigere la prima cagliaritana del «Semën Kotko», trasmessa fra l’altro in diretta radiofonica (Euroradio) su Rai RadioTre. L’allestimento (replicato il 24, 26, 28, 30 aprile e il 2, 4 maggio) si avvale, per la regia, di Yuri Alexandrov, già apprezzato dal pubblico cagliaritano nel gennaio 2000 per la suggestiva messinscena di «Cerevicki» (Gli stivaletti) di Ciajkovskij; le scene saranno firmate da Semyon Pastukh, i costumi da Galina Solovyova, le luci da Kamil Kutyev e le coreografie da Andrey Bugaev.
Prodotta in collaborazione col Teatro Marijnskij di San Pietroburgo, la rappresentazione, in lingua originale con sopratitoli in italiano, vedrà schierato un autorevole cast di cantanti specializzati nel repertorio.
Fra i principali: Mikhail Gubski/Sergey Nayda (Semën Kotko), Nadezda Vasilieva (madre di Semën), Olga Savova (Frosia, sorella di Semën), Alexei Tanovitski (Remenjuk, presidente del soviet rurale e comandante di una brigata partigiana), Gennady Buzzubenkov/Fedor Kuznetsov (Tkacenko, ex sergente), Olga Markova Mikhailenko (Chivrja, sua moglie), Tatiana Pavlovskaia (Sofja).
Il Coro del Lirico sarà preparato da Fulvio Fogliazza.
Siamo ben lontani dalle atmosfere mitologiche o fiabesche delle ultime due opere che hanno aperto le precedenti Stagioni del Lirico. Questa volta si cede il passo ad un realismo estetico, e nella fattispecie, a quello del socialismo sovietico, benchè l’autore vi aderisca con alcune interessanti riserve. Quinto dei suoi otto melodrammi, Prokofiev trasse il «Semën Kotko» da una novella di Valentin Kataev «Io, figlio del popolo lavoratore», e con esso scrisse a quattro mani il libretto dell’opera, suddivisa in cinque atti.
Cominciò a scriverla nel 1936 e fu rappresentata la prima volta al Teatro Stanislavskj di Mosca nel’40. L’anno successivo, per varie e delicate ragioni politiche, il «Semën» sparì dalle scene per ritornarvi soltanto nel’57, quattro anni dopo la morte del grande compositore russo.
Ambientato in Ucraina, nel 1918, il dramma narra le vicende di un contandino, Semën, che torna al suo villaggio per sposare l’amata Sofja. Ma il padre di lei, Tkatcenko, tradisce la sua promessa, per darla in moglie all’ex possidente Klemboski.
All’intreccio amoroso si uniscono poi gli scontri fra i soldati tedeschi e i partigiani. Insomma, una storia di guerra, passione e rivoluzione, che vedrà sconfitti i nemici più prossimi, concludendosi però con la partenza di Semën che si accomiata da Sofja per ritornare nell’esercito.
Prokofiev esprime il tutto in un linguaggio piuttosto eclettico che, distaccandosi dall’ideale di un’opera a numeri chiusi e statici, realizza un ritmo drammaturgico di notevole efficacia, con ampio uso del “declamato”, e oscillando musicalmente fra uno stile melodico ancora tradizionale ed alcune armonie fortemente dissonanti.