Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«L'apertura di notte ci rovina»

Fonte: L'Unione Sarda
20 giugno 2016

I commercianti preoccupati per la decisione di Carrefour di non chiudere mai

 

 

Guidizio unanime: così mettono in ginocchio i piccoli

 

 

«Siamo figli di un'Europa matrigna», sospira Alberto Bertolotti, presidente regionale della Confcommercio. «Si prosciuga un pozzo sempre più vuoto dal quale attingono i commercianti», gli fa eco Roberto Bolognese, presidente regionale vicario della Confesercenti. L'apertura del Carrefour per ventiquattro ore al giorno, non potrebbe essere altrimenti, preoccupa non poco i rappresentanti dei commercianti. Certo, l'esperimento, per il momento, è limitato ai mesi di luglio e agosto. Ma la preoccupazione è che questo sia solo il primo passo.
LE REAZIONI Inutile strepitare, cercare di bloccare l'iniziativa della multinazionale francese della grande distribuzione. «Non esistono strumenti», riprende Bertolotti, «che ci consentono di fare fronte a questo strapotere». Non resta che cercare di salvare il salvabile. «Il piccolo commercio di vicinato deve puntare sempre più sulla qualità del prodotto e sulla professionalità del servizio, dando grande attenzione al cliente». Ma si fa quello che si può. «Per noi», chiarisce Bolognese, «che ci ritroviamo a lavorare senza avere più giorni di ferie, di malattia, di riposo, è impossibile aprire anche di notte. E purtroppo non si può fare niente: questi sono gli effetti nefasti della globalizzazione e della deregulation».
I COMMERCIANTI Il bicchiere è mezzo vuoto. Anche se, tra chi ogni giorno solleva le serrande, c'è qualcuno che cerca di intravedere un aspetto positivo. «Se non altro», interviene Manuela Steinhaus, proprietaria di “Piccole donne”, negozio di abbigliamento femminile di via Garibaldi, «qualcuno dovrà lavorare. Quindi, saranno create nuove buste paga. Però, credo che questa apertura non sia necessaria». Nell'arteria commerciale si cerca di non fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Giovanni Simonetti, anima dello storico negozio di calzature, guarda al futuro. «Io», afferma, «aspetto solo la programmazione delle “Notti colorate”. Questa iniziativa ci ha dato un po' di ossigeno nelle estati passate».
LE BOTTEGHE A essere maggiormente preoccupati sono i concorrenti diretti del centro commerciale. I piccoli negozianti che vendono gli stessi prodotti che potranno essere acquistati di notte al Carrefour. «In questo modo», interviene Pamela Solinas del “Il suq”, la bottega che propone alimentari da tutto il mondo in via Napoli, «non si gioca più ad armi pari. Anche noi abbiamo provato a fare l'apertura con orario continuato ma non abbiamo il fatturato per reggerlo: più ore significa più personale che non possiamo pagare. Queste iniziative distruggono i piccoli negozi». Non resta che cercare di mantenere la clientela differenziandosi dalle proposte della grande distribuzione. «Noi», racconta Nawaz Haq, del mini market di via Sant'Eulalia, «chiudiamo alle 22.30 per venire incontro alle esigenze dei clienti. La nostra fortuna è il vendere prodotti che vengono richiesti dalle comunità straniere».
LE ALTRE ATTIVITÀ L'apertura notturna del centro commerciale rischia di danneggiare anche chi lavora di sera. «Ma, a parte questo», chiarisce Alessandro Caredda della “Trattoria Gennargentu”, «io mi preoccupo maggiormente per le botteghe di quartiere. Rischiano, così, di chiudere e questo danneggia inesorabilmente i tanti anziani che vivono nel centro storico. E poi quel denaro speso lì ha solo ricadute limitate sul territorio». Un punto sul quale riflette anche Omari Ghiani dell'internet caffé Lamarì. «I centri commerciali rappresentano il grande male assoluto. Certo, capisco le ragioni per le quali la gente ci va: parcheggi, aria condizionata. Ma tutto questo sta uccidendo il piccolo commercio».
L'ASPETTO UMANO E, se l'idea viene bocciata dal punto di vista commerciale, non piace neanche sotto il profilo umano. «La notte», riflette don Ettore Cannavera, «è nata per socializzare, per incontrarsi, per leggere un libro, al massimo, per guardare la tv. Questa è un'altra vittoria del consumismo: per citare Herich Fromm, l'avere prevale sull'essere». È sconsolato Cannavera che, comunque, chiude con una battuta: «Dal Dio uno e trino siamo passati al Dio quattrino».
Marcello Cocco