Le scelte saranno fatte dopo l'adeguamento del piano urbanistico
Tuvixeddu dieci anni dopo il blocco al progetto
Il cartello appeso all'ingresso del cantiere è sbrindellato, la rete e i paletti della recinzione arrugginiti, i rifiuti sono ovunque. In via Codroipo, tra i vecchi palazzi comunali e il muro che delimita l'area archeologica di Tuvixeddu, l'aria è resa quasi irrespirabile dalle deiezioni animali, piccole e fetide distese all'ombra dei pini. Oltre la protezione, nel punto più alto, quello che oltre un paio di lustri fa era l'ufficio vendite di Coimpresa. Curve poco sexy per un edificio moderno poggiato sui resti più antichi della storia cittadina.
TRACCE Nell'area di circa ottanta ettari che si estende da viale Sant'Avendrace a via Is Maglias e prosegue a fianco di via Castelli, nel rione Tuvumannu, sono evidenti i segni di ciò che avrebbe dovuto essere e non è stato. A cominciare dal tratto di strada disegnato davanti ai palazzoni popolari: doveva collegare via Is Maglias a via Cadello. La lingua d'asfalto, interrotta nel 2006 dopo l'estensione dei vincoli imposta dalla Giunta regionale guidata da Renato Soru, adesso è circondata di erbacce e spazzatura, abitata da una colonia di gatti, e appare più come una ferita alla terra che non una soluzione alla viabilità.
IL PROGETTO E pensare che all'atto dell'accordo, nel lontano 2000, Coimpresa intendeva contribuire in maniera importante alla realizzazione del parco archeologico, il contrappeso all'edificazione residenziale (qualche centinaio di migliaia di metri cubi di cemento) alla voce cessione di standard al Comune. «Il nostro era un progetto di riqualificazione sociale del quartiere - sottolinea Giuseppe Cualbu amministratore della società - le opere in progetto lo avrebbero completato e collegato alla città. Insomma: era un'opera di pubblica utilità».
IL BLOCCO Invece, rimase al palo, o quasi. Del parco restano le tracce di una perimetrazione in pietra, delle volumetrie, appena due palazzi a cinque piani in via Is Maglias dove il cartello con la scritta “Vendesi” racconta più di mille parole. «Non si possono cambiare le regole a gioco in corso - dice l'imprenditore - per questo noi abbiamo intentato causa alla Regione». Il contenzioso non è ancora concluso, a ottobre la sentenza d'appello entrerà nel merito della vicenda e deciderà vinti e vincitori.
IL DEGRADO Per il momento, a subire la vera sconfitta è stata Cagliari: la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo è visitabile solo in minima parte. Certo, l'amministrazione comunale sta investendo per restituire alla città la preziosa testimonianza storica ma è solo una goccia rispetto a quanto servirebbe. E la disputa giudiziaria in corso ha un suo peso nel condizionare scelte e ipotesi di lavoro. «Da tempo - spiega Cristiano Erriu, assessore regionale a Enti locali e Urbanistica - è in atto il procedimento di co-pianificazione per Tuvixeddu (uno studio tra Regione, Comune e ministero dei Beni culturali e archeologici, ndr). È un aspetto fondamentale, peraltro previsto nel codice Urbani, che riguarda tutte le aree dove sono presenti beni tutelati». Il fatto è che il Comune di Cagliari deve adeguare il Piano urbanistico in cui comprendere, appunto, Tuvixeddu.
VECCHIO PIANO «Il progetto di Coimpresa è morto - afferma deciso Vincenzo Tiana di Legambiente - la co-pianificazione dovrà stabilire, su circa ottanta ettari, in quali punti intervenire per le ristrutturazioni e le riqualificazioni. Di costruire qualcosa di nuovo, credo proprio che non se parlerà più».
Vito Fiori