L'appello al Comune: cominci dal sociale
Si nomina Sant'Elia e si pensa a via Schiavazzi, droga e spaccio. Blitz delle forze dell'ordine, arresti, scantinati-fortini che custodiscono ogni tipo di sostanza stupefacente. La gran parte dei residenti vive onestamente e subisce una situazione difficile da gestire anche per il Comune, ma la fama del rione (spesso ingiusta) non concede distinzioni.
Stereotipo ben noto a chi accoglie i fedeli tra le braccia e presta aiuto a chi ne ha bisogno. Però don Giampiero Zara, alla guida della parrocchia al centro del vecchio borgo, preferisce non commentare né indicare al prossimo sindaco eventuali soluzioni: «Nulla so, non voglio entrare in queste cose». Cosa non va nel quartiere? «Non conosco l'argomento». Problemi da affrontare? Nessuna risposta.
E allora a elencare le difficoltà croniche e le esigenze di chi popola questa striscia di terra davanti al mare pensa, come spesso in passato, Rita De Agostini, combattiva presidentessa dell'associazione “Sant'Elia viva”. Assistenza, strade, piazze, sfratti: tasti dolenti in un contesto complicato dei quali «tutti parlano» senza trovare soluzioni. Compito da demandare all'amministrazione e al sindaco che, entrati in carica, dovranno partire dal «sociale». A Sant'Elia «manca qualunque servizio valido per bambini, adolescenti, adulti, anziani. È un quartiere abbandonato», attacca De Agostini, «i ragazzi sono il futuro e da loro si deve cominciare. Bello rifare marciapiedi e aree verdi, ma non serve a nulla se non si cambia il modo di intervenire sulle persone».
La coalizione che uscirà vincente dal voto di giugno dovrebbe «dar vita a centri di aggregazione e ascolto per affrontare seriamente le esigenze del quartiere. Il tasso di disoccupazione è elevato, tanti giovani sono a spasso e restando sulla strada delinquono. Non hanno prospettive. Lottiamo ogni giorno perché ci sia riconosciuto il minimo necessario per far crescere Sant'Elia». Le case: «È una vita che non se ne costruiscono e siamo costretti a batterci contro sfratti e morosità».
Non solo. «Le fogne scoppiano, i pavimenti saltano, gli ascensori sono murati. Nonostante tutte le promesse di intervento e sistemazione, nulla si muove». E la popolazione cresce: «Si fanno figli a 14 anni, anche per questo c'è l'emergenza abitativa. Le famiglie si allargano e i servizi sociali non intervengono. Neanche per aiutare le anziane costrette in casa per l'impossibilità di muoversi. Lo facciamo noi come quartiere». Le scuole «funzionano sino alle Elementari, poi lo studio va in archivio. I ragazzi dicono: tanto che ci vado a fare? Non c'è lavoro. Chiedono solo quello: formazione e occupazione. Non i laboratori, una perdita di tempo. Fanno corsi di uno o due mesi e poi? Sono solo soldi per chi organizza». Insomma: «C'è tanto da fare». Il futuro sindaco prenda nota.
An. M.