L'epidemia. «I controlli sui mitili di Santa Gilla sono negativi». Ma altre sei persone si ammalano nel Sassarese
Diventa un giallo l'origine del contagio. Dubbi sulla vera provenienza di molti prodotti
Marco Mostallino marco.mostallino@epolis.sm ¦
Diventa un giallo con possibili risvolti giudiziari l'epidemia di Epatite A che ha colpito venti cagliaritani i quali hanno quasi tutti dichiarato di aver mangiato cozze. I casi sono esplosi tra la fine di marzo e i primi di aprile ma già da febbraio l'Arpas (agenzia regionale per l'ambiente) aveva rilevato inquinamento da Escherichia Coli nelle acque di Santa Gilla. Ora però una nota ufficiale della Asl 8, diffusa ieri sera, afferma che dopo lunghi e approfonditi controlli sui mitili di Santa Gilla e di altre quattro zone dell'area portuale, «dei ventuno campioni tutti sono risultati negativi per la ricerca del virus dell'Epatite A». Di tre campioni di cozze prelevati nei ristoranti e privi di indicazione di origine uno è risultato negativo, due sono in attesa di referto, mentre si controllano anche le cozze di Olbia e Arborea. La Asl aggiunge poi nei controlli «non è stata accertata una falsificazione di etichette » e aggiunge che «nel periodo in cui dovrebbero essere stati consumati i mitili contaminati dal virus, secondo i tempi di incubazione della malattia, tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo, non vi era attività produttiva o di commercializzazione di mitili nella laguna di Santa Gilla». La Asl spiega poi di avere adottato i provvedimenti necessari per la prevenzione, di star ancora studiando il fenomeno, e chiude riferendo di aver dato «una prima informativa ai carabinieri del Nas e alla Procura della Repubblica». Anche perché il morbo dilaga: sei casi di Epatite A nel Sassarese, tutti con gli stessi tempi di quelli di Cagliari. Le autorità sanitarie, in sostanza, passano la mano per la ricerca dell'origine del virus. Da qui potrebbe scattare l'apertura di un fascicolo della Procura, all'inizio a carico di ignoti. Questo perché alcuni fatti vanno accertati. Prima di tutto, spiegano in ambienti della Sanità pubblica, la Asl non controlla se in febbraio o marzo vi sia stata o meno produzione e vendita di cozze, ma si basa sulle dichiarazioni dei pescatori. I magistrati potrebbero dunque voler accertare se le dichiarazioni sono veritiere o meno. Vi è poi la divisione di compiti tra Arpas e Asl: la prima controlla la qualità delle acque, la seconda dei prodotti. E da acque inquinate, secondo l'Arpas, sono usciti fuori mitili puliti per la Asl. Ad associare «l'epidemia» (così la chiama la Asl) con le cozze di Santa Gilla sono state le ordinanze del Comune di Cagliari, nelle quali il nesso era dato per certo. Ma ora quei prodotti risultano non infetti. E non si trova in tutta la città una partita di cozze con il virus. Certo, è passato più di un mese e quelle scorte potrebbero essere ormai esaurite. Oppure distrutte. O magari rubate. L'interesse delle autorità sanitarie, che però non hanno poteri di indagine in questo senso, si sposta sulla provenienza di mitili e prodotti ittici che giungono sulla piazza di Cagliari. Così la Asl mobilita Procura e Nas. I quali hanno invece la possibilità ci capire se vi siano scambi di merce, indicazioni di origine modificate, mitili o pesce di una certa provenienza spacciato per pescato in un mare diverso. La sensazione è che l'epidemia di Epatite A stia per diventare la scintilla di una inchiesta ad ampio spettro, per potrebbe andare a frugare nei meccanismi di pesca, conservazione, distribuzione e vendita del settore.¦
Quelle casse di pesce veneto accanto alle barche in laguna
Il Golfo e i ristoranti ¦
¦ Attorno alla laguna, nelle stradine che portano a baracche di pescatori, piccoli moli e attracchi, anche ieri si trovavano numerose casse di pesce vuote, buttate per terra, con indicazione di origine di diverse zone dell'Adriatico. Domanda: ma che ci fa il pesce importato nei pressi di chi invece lo pesca? Esperti del settore spiegano che alcuni pescatori prendono l'impegno di rifornire ogni giorno uno o più ristoranti. Pesce fresco, del Golfo, oppure vongole o arselle. Ma anche se il periodo non è buono, se la pesca o la raccolta vanno male, resta tuttavia l'impegno preso con il ristoratore. Ed ecco - spiegano in ambienti Asl - che qualche pescatore può essere tentato dal comprare pesce importato, toglierlo dalle cassette e spacciarlo poi per originario del Golfo o di Santa Gilla. Nulla di pericoloso, se nel frattempo il prodotto è conservato correttamente.